Questa mattina al radiogiornale ho percepito con maggiore chiarezza i difetti di pronuncia dei giornalisti. Difetto grave in chi usa proprio la voce per comunicare, quasi come se un taxista fosse senza patente. Erre moscia, la gl pronunciata j (fijio invece che figlio), erre alla francese (da sinistri radical chic), per non parlare dei congiuntivi dimenticati in favore dell'indicativo...
Questo piccolo fatto che testimonia la deriva sociale e lo svaccamento culturale e professionale, mi ha suscitato una riflessione più generale.
Ingannando i popoli le nuove dottrine sono partite dalla tutela delle
minoranze, dei più deboli, dei cosiddetti oppressi, tutte cose apparentemente buone anzi buonissime. Sennonché si concludono sempre con la dissoluzione e la dittatura. Per tornare all'esempio di prima: povera giornalista, è meridionale e non sa pronunciare la gl, perché mai dovremmo "discriminarla"? E si apre la porta agli asini ai microfoni, che non sanno scrivere nè parlare ma sono del tutto asserviti alle notizie che si devono e si possono dare, come la loggia comanda. Oppure, poveri negri, che sono stati deportati e schiavizzati nei secoli passati, perché dovremmo "discriminarli"? E si finisce per avere un presidente negro schiavo dei dettami degli invertiti, degli abortisti e della massoneria finanziaria mondiale. Poveri pederasti, sono pochissimi e non trovano "l'amore", perché dovremmo discriminarli? E si finisce con la dittatura gender e omosessuale in tutti i campi, con la discriminazione della stragrande maggioranza della popolazione psico-sessualmente sana in favore di una minoranza di ammalati contagiosi che propagano le proprie porcherie tramite la scuola, la stampa, le leggi, il cinema... Povere donne, "discriminate" dal maschilismo, cosa possiamo fare per far finire questa ingiustizia? E si finisce con le antidemocratiche quote rosa, con le donne in carriera che fanno una vita da schiave, rinunciano alla famiglia, all'amore, alla vera realizzazione per il piatto di lenticchie di un posto di lavoro (forse) ben pagato. Poveri gli operai, i pigri, i mentecatti, gli ignoranti, i drogati, i degenerati, i poveri... E si finisce governati proprio da loro, cominciando dai comunisti, cioè da chi non ha né testa né capacità per governare, per insegnare, per giudicare, ma per natura deve rimanere suddito, e così gli stati e le nazioni vanno alla malora, la scuola diventa una sentina di vizi e corruzione morale e culturale... Questa canaglia al potere ha partorito - a mo' di esempio - il più infame incipit di una costituzione: "L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro"! Certo, sul lavoro di chi sa e ha voglia di lavorare, mentre chi governa né lo sa né lo fa, ma si fonda, vive e prospera sul lavoro degli altri.
Insomma, si parte apparentemente con buone idee, e la stolta maggioranza di pecoroni ci crede, s'infiamma, combatte per esse. Si scopre poi che proprio quelle illuministiche idee di progresso e libertà sono il vero oppio dei popoli per tenerli incatenati.
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