di Maria Antonietta Novara Biagini
Nella repubblica delle formiche fervevano le opere, a dispetto del Gran Pazurko che le comandava e faceva di tutto per dirottare nella sua capace ventraia, e nella corte dei miracoli formata dai suoi scherani, agenti del fisco e burocrati, tutto quello che le laboriose formiche producevano. Purtroppo, da un po’ di tempo, le formiche stavano perdendo lo slancio di una volta, anche perché invecchiavano, grazie alla politica antinatalista e ambientalista del Gran Pazurko, il quale temeva che l’esservi
“troppe” formiche potesse minare il suo potere.
Adiacente alla repubblica delle formiche si stendeva il vasto continente delle cicale, che avevano una spiccata tendenza a trasferirsi a casa delle formiche per godere dei frutti del lavoro di queste. Il Gran Pazurko aveva gran simpatia per le cicale, dato che anche lui non aveva mai lavorato in vita sua, così smantellò ogni argine intorno alle formiche, lasciando entrare le cicale senza alcun controllo. Le povere formiche lavoravano e sudavano, mentre la loro vitalità si stava lentamente spegnendo e le cicale si moltiplicavano e succhiavano sempre più.
Alla fine non restarono più formiche, ma solo cicale, alle quali, affamate, non restò che divorare vivo anche il Gran Pazurko e tutta la corte dei miracoli che gli reggeva la coda.
1 commento:
Le cicale devono stare attente ,perche', come diceva il titolo di un libro di un po' di anni fa 'le formiche anche nel loro piccolo s'incazzano '.
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