di G. Cerrelli e M. Introvigne
Il libro di Antonio Socci «Non è Francesco» solleva dubbi, che turbano molti suoi lettori, sulla regolarità dell’elezione di Papa Francesco. L’elezione, afferma il giornalista, è avvenuta in modo irregolare, così che il cardinale Bergoglio «non è Francesco» e il legittimo Papa è ancora Benedetto XVI. In questo breve saggio Giancarlo Cerrelli, avocato specializzato in Diritto canonico, e Massimo Introvigne, sociologo ma con anche una laurea in legge, confutano la tesi di Socci.
Dopo la pubblicazione del suo libro «Non è Francesco», Antonio Socci contesta chi identifica la sua posizione con quella dei sedevacantisti, per cui la sede apostolica è
vacante. In effetti, per lui non è vacante ma è occupata da Benedetto XVI. Poiché però il Papa emerito non intende esercitare il ministero petrino, e anzi invita a obbedire a Francesco, quello di Socci è un sedevacantismo pratico. È anche un sedevacantismo a orologeria, perché la sede diventerebbe vacante alla morte di Benedetto XVI.
Il problema della validità dell’elezione – Socci lo sa – è del tutto distinto dal giudizio sul pontificato di Francesco. Come scrive Socci, se ha ragione lui il conclave non avrebbe veramente eletto un Papa neppure se avesse scelto il più conservatore dei cardinali.
Su che cosa fonda Socci la sua tesi sensazionale, che – aggiunge – dovrebbe indurre il Papa a fare le valigie e tornarsene in Argentina? Su un resoconto relativo al conclave della giornalista argentina Elisabetta Piqué, dove si legge, a proposito della quinta votazione che (continua a leggere su La Nuova Bussola Quotidiana)
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