di Maria Antonietta Novara Biagini
Un barcone di africani approda a Lampedusa dopo essere stato debitamente soccorso dalla vigile motovedetta che protegge (si fa per dire) le coste della felice repubblica nata dalla resistenza. A bordo la solita serie di africane più o meno incinte e accompagnate da numerosi bambini. I militi procedono all’identificazione e per primo si presenta un aitante africano che dichiara: “Io chiedere asilo, io ghei (gay) e in mio paese ghei bruciati e lapidati.” “Bene, accoglieremo la sua richiesta di asilo. Ora avanti le donne e i bambini.” “Un momento, questo mio harem e questi miei figli.” “Ma lei non era ghei?” “Fino a un momento fa sì, ma ora sono di nuovo io”.
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