di Giovanni Cavalcoli
Finalmente, dopo trent’anni dalle apparizioni di Medjugorje, la S.Sede è in procinto di emettere una sentenza sui fatti. Finora il parere più autorevole era quello dell’allora Card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione della Fede, il quale saggiamente disse che la S. Sede poteva astenersi dal pronunciarsi circa l’autenticità delle apparizioni, ma, considerando che alla
Finalmente, dopo trent’anni dalle apparizioni di Medjugorje, la S.Sede è in procinto di emettere una sentenza sui fatti. Finora il parere più autorevole era quello dell’allora Card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione della Fede, il quale saggiamente disse che la S. Sede poteva astenersi dal pronunciarsi circa l’autenticità delle apparizioni, ma, considerando che alla
parrocchia di Medjugorje giunge da molti anni un grandissimo numero di pellegrini a pregare, assistere alle Messe, meditare e confessarsi, e considerando che avvengono conversioni, riconciliazioni e rappacificazioni tra persone, oltre al dialogo tra non-credenti, cattolici, protestanti, ortodossi e persino islamici, poteva approvare il bene ch si fa permettendo in qualche modo i pellegrinaggi.
In tal modo l’ultima disposizione della S. Sede era che, atteso il fatto che Roma non si era ancora pronunciata, non erano consentiti i pellegrinaggi pubblici od ufficiali (per es. diocesani, parrocchiali e comunque istituzionali religiosi o laicali), ma si potevano consentire quelli privati, non importa se formati da molti o pochi pellegrini.
Per anni si è giustificato il fatto che Roma si asteneva dall’intervenire col motivo che bisognava attendere la fine dei fenomeni. A me invece è sempre sembrato che comunque Roma potesse aver ragione di dare un parere in base ai fatti avvenuti, ormai accertati, che evidentemente non erano necessariamente connessi a quelli che sarebbero avvenuti successivamente.
Per questo ritengo che Roma abbia fatto bene a decidersi per un intervento, anzi, avrebbe dovuto farlo prima. Il che non vuol dire che Roma in queste cose sia infallibile. Si tratta solo da parte sua di una valutazione o di un discernimento prudenziali che in linea di principio potrebbero essere anche discutibili o sbagliati, comunque non sono vincolanti in coscienza se non in considerazione dell’affidabilità umana o della prudenza dell’autorità ecclesiastica e delle ragioni che porta, giacchè Cristo non ha investito gli apostoli dell’autorità di discernere l’autenticità delle apparizioni della Madonna o di altri personaggi celesti, ma bensì soltanto quella di trasmettere il Vangelo a tutto il mondo.
La sentenza romana può essere utile in casi difficili e complessi, com’è appunto quello di Medjugorje, ma di per sé qualunque fedele o persona prudente, psichicamente normale e moralmente sana può da sé sapere, vedere, sperimentare o riconoscere se la Madonna gli appare sì o no, valendosi di opportune verifiche che del resto sono ben note nella letteratura competente.
E la stessa autorità ecclesiastica, per stabilire se l’apparizione è o non è autentica, si avvale di quei medesimi avvertimenti, controlli, norme o cautele. E questi accorgimenti si riducono tendenzialmente a tre cose, oltre a quelle verifiche che riguardano il veggente, di cui sopra: primo, se il messaggio è ortodosso; secondo, se stimola alla virtù; terzo se nell’apparizione non c’è nulla di sconveniente.
Quello che secondo me può destare perplessità nei messaggi della Madonna sono due cose. Prima, la ripetitività dei contenuti, che si protrae ormai da trent’anni: esortazioni ed avvertimenti indubbiamente salutari, soprattutto alle virtù teologali, fede, all’amore per la Chiese e per Cristo, alle opere buone, alla preghiera e alla conversione, cose note però a qualunque credente, anche se non c’è dubbio che occorre sempre di nuovo ricordarle e metterle in pratica. Tuttavia, nulla di speciale o straordinario.
In secondo luogo, i famosi “dieci segreti”, che sembrano troppo segreti, per cui danno l’impressione di qualcosa di esoterico, o di millenaristico e di artificioso, atto a suscitare la curiosità, non appare chiaro come e dove tali “segreti” si agganciano alla divina Rivelazione, salva restando sempre la possibilità della loro autenticità o retta interpretazione.
Ma appunto in quanto si ha un’esagerata segretezza o di “segreti” molto segreti, ci manca il materiale o il tema biblico stesso sul quale discutere ed esercitare la possibilità di un’interpretazione. Anche il Vangelo è un “segreto”, ma un segreto luminoso e svelato da Cristo, sul quale può esercitarsi la nostra intelligenza.
Ci attendiamo da Roma sagge indicazioni che risolvano questi problemi, mettendo in luce gli indubbi aspetti positivi ed evangelici del complesso fenomeno, che coinvolge gli interessi di milioni di persone da decenni. Attendiamo luce e certezza comprovata sugli aspetti più misteriosi, strani, dubbi e discussi, come le stesse apparizioni e altri fenomeni straordinari. Inoltre si parla anche di affari o guadagni poco puliti. Attendiamo anche qui una chiarificazione e opportune direttive.
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