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Il salotto controrivoluzionario di de Maistre
di Luca Gallesi
Nuova traduzione per il celebre "Le serate di San Pietroburgo"
il Giornale 13 febbraio 2014 p. 25
“Tutto ciò che il buonsenso intravede nella politica come verità evidente, Si rivela quasi sempre, quando l’esperienza ha parlato, non soltanto falso, ma funesto”. In questa frase, che apre il Saggio sulle costituzioni e altre umane istituzioni, è riassunto il pensiero politico del conte Joseph de Maistre (1753-1821), alfiere del pensiero controrivoluzionario e autore di un capolavoro letterario come Le serate di San Pietroburgo che, dopo oltre quarant’anni dalla prima edizione e quasi
venticinque dall’ultima, torna finalmente nelle librerie in una nuova traduzione (Fede & Cultura, pagg. 400, euro 28).
venticinque dall’ultima, torna finalmente nelle librerie in una nuova traduzione (Fede & Cultura, pagg. 400, euro 28).
Strutturate sotto forma dialogica alla maniera platonica, Le serate di San Pietroburgo recano come sottotitolo Colloqui sul governo temporale della Provvidenza e furono scritte tra il 1809 e il 1820, in gran parte durante il soggiorno di de Maistre presso lo Zar in qualità di ministro plenipotenziario del Re di Sardegna. Gli undici colloqui che compongono l’opera si svolgono fra tre personaggi immaginari, un Conte piemontese, un Senatore russo e un Cavaliere francese, che discorrono sui temi principali della vita, a partire dal senso della stessa, per giungere al significato della Storia, In cui si può chiaramente vedere l’azione della Provvidenza divina intenta ad attenuare le conseguenze del peccato originale. Celebre -oppure famigerata- per alcuni estratti, come l’elogio del boia contenuto nel primo colloquio, o l’apologia della guerra contenuta nel settimo, l’opera principale di de Maistre è soprattutto una solida e articolata confutazione dell’Illuminismo razionalista che aveva causato la Rivoluzione Francese.
Fa impressione leggere che già 200 anni fa c’era chi lanciava l’allarme sulla confusione dei ruoli educativi tra padre e madre: “È prerogativa del nostro sesso -dice il Conte- formare i geometri, gli strateghi, i chimici ecc.; ma quello che si dice l’uomo, cioè l’uomo morale, si è già formato, verso i dieci anni, sulle ginocchia della madre, che ha il dovere di imprimere sulla fronte del figlio il carattere divino”. In tempi di rifiuto dei più elementari principi di realtà, come la negazione della famiglia naturale o dell’identità sessuale, la lettura delle Serate di San Pietroburgo rappresenta sicuramente un rimedio, non omeopatico ma forte, aspro e indubbiamente salutare.
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