di Giovanni Cavalcoli
Un fenomeno oggi non infrequente nella Chiesa è l’azione di un laicato più preparato, più convinto, più vigile, più fedele alla Chiesa, più coraggioso e più amante della perfezione evangelica e della santità di quanto a volte non s’incontri nei Religiosi, nei Sacerdoti, nel Prelati, che viceversa sembrano a volte tentennanti, incerti, mancanti di piena fedeltà al Magistero della Chiesa; essi appaiono in alcune circostanze troppo remissivi davanti alle ingiustizie, non difendono la verità, si mostrano di corte vedute, opportunisti e condizionati dal rispetto umano, attaccati al potere o sedotti dall’ambizione. Non c’è dubbio che con questo
tipo di laicato abbiamo uno dei migliori frutti
degli insegnamenti del Concilio Vaticano II: la Chiesa come “Popolo di Dio” e la ricca teologia del laicato, che era stata preparata in precedenza da grandi fenomeni come l’Azione Cattolica e dagli studi di Pietro Pavan, di Tullo Goffi, di Maritain, di Yves Congar e di altri.
degli insegnamenti del Concilio Vaticano II: la Chiesa come “Popolo di Dio” e la ricca teologia del laicato, che era stata preparata in precedenza da grandi fenomeni come l’Azione Cattolica e dagli studi di Pietro Pavan, di Tullo Goffi, di Maritain, di Yves Congar e di altri.
Ma il Concilio dà anche buone
direttive sul ministero dei pastori e del Papa, anche se forse potevamo
aspettarci una figura di pastore più incisiva, decisa ed energica. Purtroppo
questa carenza è sta accentuata da una cattiva interpretazione del Concilio. E
ciò ha fatto sì, a mio modo di vedere, che sia sorta una certa debolezza nei
pastori e a volte una certa arroganza nei laici. Ma i buoni laici hanno
compreso bene il loro ruolo e, pur affermando la loro identità e la loro
autonomia, sono rimasti fedeli alla Gerarchia e al Papa.
Così indubbiamente anche qui
come per molte dottrine del Vaticano II c’è da lamentare un grave
fraintendimento che si trascina ormai da decenni e che ha preso a pretesto la
dignità del battezzato o del semplice cristiano per diffondere un’ecclesiologia
e una concezione del laico cattolico che si allontana dal vero intendimento
conciliare per assumere influssi di tipo protestante, laicistico, illuministico
e secolaristico.
Così quell’alta dignità del laico
che è prospettata dal Concilio soprattutto nella Lumen Gentium, nella Gaudium
et Spes e nell’Apostolicam Actuositatem,
dignità fondata sull’essenza del laico come figlio di Dio mosso dallo Spirito Santo,
operante in comunione con i Pastori per l’animazione evangelica delle realtà
terrene, è stata deformata da una concezione populista e demagogica della Chiesa,
dove la “democrazia” vorrebbe sostituire la Gerarchia, mettere il sacerdozio
comune dei fedeli al posto del sacerdote ministeriale, una Chiesa “dal basso” e
non “dall’alto”, ossia fondata non da Cristo mediante l’istituzione dei
sacramenti e il collegio degli apostoli, ma, secondo una schema che fu già dei
modernisti, la Chiesa come movimento spontaneo carismatico sociopolitico finalizzato
alla liberazione terrena dell’uomo, dove il riferimento a Cristo non è più
inteso come a Colui che ha fondato giuridicamente la Chiesa come istituzione,
con la sua dottrina, i suoi sacramenti, i suoi poteri e le sue leggi, ma come
semplice ispiratore e iniziatore di un movimento spirituale dottrinalmente fluido[1]
e giuridicamente indeterminato, che successivamente per motivi di convenienza e
di organizzazione si è dato una struttura giuridica desunta dall’ambiente storico-sociale
dell’Impero Romano.
Tale per esempio è anche la
tesi dello Schillebeeckx. L’ecclesiologia della teologia della liberazione
latinoamericana si trova su questa linea, come lo furono molti delle cosiddette
“comunità di base” o “gruppi spontanei” degli anni dell’immediato postconcilio,
oggi a volte trasformatisi in “movimenti” strutturati e riconosciuti dalla
Chiesa, che senza certo mancare di buone qualità, tuttavia tendono a volte a
sottrarsi in vari modi e misure alla guida dottrinale, liturgica e disciplinare
della Chiesa.
Ma quello che è successo più di recente è
stato un mutamento nell’atteggiamento di certi laici o gruppi di laici e certi
pastori in rapporto al Magistero della Chiesa con particolare riferimento
all’autorità del Papa: se nel periodo immediatamente postconciliare ci fu la diffusione
di un progressismo modernista e contestatore soprattutto nei giovani, nei laici
e nei sacerdoti, mentre l’episcopato restava sostanzialmente in comunione col Papato,
ultimamente si sono in qualche modo invertite le parti: è sorto sempre più
forte una laicato colto, zelante, agguerrito, di forte fedeltà al Magistero,
alla Scrittura ed alla Tradizione da una
parte, mentre dall’altra la tendenza modernistica ed antiromana si è spostata tra
pastori e vescovi, sicchè adesso non è infrequente vedere laici in difesa del Papa,
del dogma o della tradizione conto religiosi, preti, teologi, moralisti,
liturgisti e vescovi modernisti, filoprotestanti, liberazionisti ed antipapali,
i quali, per il potere di cui dispongono, finiscono per perseguitare i veri
fedeli a loro sottomessi, né Roma ha la forza di difenderli, anche perché
infiltrazioni moderniste non mancano persino in certi ambienti della S. Sede,
cosa questa del tutto recente[2],
che sta a testimoniare che la scalata al potere perseguìta dai modernisti da
quarant’anni, comincia a dare i suoi risultati.
È proprio il caso di dire “lo
Spirito soffia dove vuole”. Venendo meno in molti casi una buona guida sacerdotale
o episcopale in campo dottrinale, liturgico e morale, è apparso, per opera
dello Spirito Santo, questo consolante e incoraggiante fenomeno di
compensazione consistente in una laicità che sa il fatto suo, non si lascia imbrogliare
da falsi teologi, né scandalizzare dalla condotta di cattivi pastori, mentre nel
contempo è ben lungi dall’assumere atteggiamenti laicistici e contestatori nei
confronti del Magistero, Magistero che anzi essi seguono e difendono contro
certi pastori e teologi ribelli e disobbedienti.
Questo accade nell’ambito della liturgia,
della morale e dello stesso dogma, dove non è infrequente che certi laici preparati
e coraggiosi sappiano denunciare ingiustizie e deviazioni, laddove i chierici
tacciono o per paura o per opportunismo. Questi laici sono più che mai
sottomessi, pur nella santa libertà dei figli di Dio, alla guida della Chiesa,
ma della vera Chiesa, quella degli apostoli, della Beata Vergine Maria, dei
Papi, della Bibbia, della Tradizione, dei dogmi, dei sacramenti, dei santi, del
diritto canonico, del catechismo, di S. Tommaso d’Aquino, la Chiesa abitazione della
SS. Trinità, comunità dei figli di Dio, Corpo mistico e Sposa di Cristo, la Chiesa
della terra e del cielo, la Chiesa comunione d’amore, la Chiesa popolo di Dio,
dei piccoli e dei poveri obbedienti al Magistero ed al Papa e non la Chiesa di quelli
che tentano di costruirla per conto loro, secolaristica e politicizzante, che
ben poco ha a che vedere con la vera Chiesa di Cristo, via alla vita eterna e
“sacramento universale di salvezza”.
NOTE
[1]
Schillebeeckx
e Rahner parlano di “esperienza atematica” che poi successivamente sarebbe
stata inadeguatamente espressa ed “interpretata” in concetti mutevoli e
relativi, desunti dal “dualismo greco” evoluti poi nella “Scolastica”, che
sarebbero i dogmi e la dottrina della Chiesa nei secoli. Teoria tipicamente
modernista.
[2] Vedi per esempio il caso Paolo Gabriele.
2 commenti:
Caro Padre Cavalcoli , dopo cinquant'anni si parla ancora di 'fraintendimenti '? Lo so che non puo' dire tutto quello che pensa , se non vuole essere ' trasferito' ai Domenicani delle Isole Tonga ,ma quando la si finira' con questa favoletta o chimera dell' ermeneutica della continuita'' che ci sta rendendo il ' laughingstock 'del mondo intero ? Da quando in qua da un albero buono si ottengono frutti pessimi per 50 anni ? Dov'e'la
continuita' con la Tradizione nella frase ' noi e i musulmani crediamo nello stesso Dio ' ? Al Concilio non c'era proprio nessun
esperto di Islam ? Cordiali saluti ( a proposito , il suo libro su Karl Rahner e' fenomenale !)
Cattiva interpretazione ? fraintendimenti ? Ancora la favoletta e chimera dell'ermeneutica della continuita''Da quando di grazia un
albero buono da frutti pessimi ?
Dov'e' la continuita' con la Tradizione in 'noi e i musulmani crediamo nello stesso Dio' ? O nella Liturgia N.O. definita banale da Papa Ratzinger ?
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