Dizionario di imbecillese

di Giovanni Zenone
Uno dei massimi crimini della modernità è - come profeticamente narrarono Orwell nel romanzo 1984 e Aldous Huxley ne Il mondo nuovo - la deformazione del linguaggio, la distorsione delle parole per significare altro da ciò che di per sé significano. In tal modo il linguaggio da rivelativo della verità è diventato occultativo. Le ideologie di fine '800 e inizio '900, che tanto male hanno prodotto col socialismo/comunismo e i suoi nipotini, l'ideologia verde, omosessualista, pedofilista, femminista, transessualista, bestialista ecc. sono esattamente il prodotto del linguaggio ingannevole e occultativo partorito dalla fantasia malignamente ispirata di supposti filosofi e pensatori. I duecento milioni di morti provocati dal comunismo e il miliardo di morti provocato dalla rivoluzione sessuale, dall'omosessualità, femminismo coalizzati nella diffusione dell'aborto sono la conseguenza diretta dei crimini linguistici cioè di pensiero. Gli stessi crimini che, se una volta erano riservati a pochi "pensatori" e filosofi", oggi sono diventati l'abitudine delle masse decerebrate che vivono la neolingua in continua evoluzione vomitata dalla TV e da internet.
Propongo che i lettori de La Voce di don Camillo mi aiutino a compilare un dizionario delle idiozie neoliguistiche con
annessa la frizzante e umoristica spiegazione e confutazione. Sono moltissimi i vocaboli occultativi: per esempio, per citare quelli oggi più in voga, omofobia, omogenitorialità, transessuale, pedofilia, diritti, giustizia, aborto, interruzione di gravidanza, dialogo, laicità, legalità, negro, nero... Speditemi espressioni con commento a imbecillese@gmail.com. Per favore non infarcitele di imbecillese se non per confutarlo, e soprattutto non fate errori! Se ne verrà fuori un libretto abbastanza umoristico tenete presente che il contributo di ciascuno è dato gratis et amore Dei. Se non ne verrà fuori un libretto pubblicheremo le voci online. 
Un ottimo criterio per individuare la neolingua - che preferirei chiamare "imbecillese" - è ascoltare gli adolescenti perchè sono i più esposti (quasi del tutto privi di protezione) all'inquinamento mediatico/educativo. Ottima alternativa è registrare quanto dicono gli insegnanti soprattutto delle scuole superiori, che della propagazione dell'imbecillese sono i più grandi e devoti missionari.
Per cominciare dò solo due esempi.
1) A prescindere. Non esiste mai da solo, come si usa in imbecillese, ma sempre congiunto a "da". Significa che in un discorso si omette, si eccettua, si tralascia qualcosa. Per esempio: "Parlare di metafisica a prescindere da Aristotele e san Tommaso è la prassi comune dei filosofi disonesti". Questa frase ha un significato preciso che tutti comprendono e che alcuni sanno essere esatta. Oggi in imbecillese si direbbe solo "Parlare di metafisica a prescindere", ovvero infischiandosene di tutto il resto. Frase sgrammaticata, perché "a prescindere" regge ed esige un "da qualcosa", ma anche errata, perché, al di là del fatto che così la frase è priva di significato alcuno, non è possibile parlare di metafisica prescindendo da tutto. Insomma, quando sentite una frase così, mettete subito mano alla fondina!
2) Piuttosto che. Questa espressione ha un significato avversativo comparativo. "Mangio pasta al pesto piuttosto che al pomodoro". Da alcuni anni a questa parte, forse grazie ai genitori sempre gravidi di imbecillese, cioè chi frequenta e lavora in TV, l'espressione viene usata in modo dilagante in un senso disgiuntivo che non gli è proprio e che per di più è pedante e prolisso: "Oggi mangio pasta al pesto piuttosto che al pomodoro piuttosto che spaghetti all'olio, aglio e peperoncino: non ho ancora deciso". Il "piuttosto che" di uso erroneo sostituisce in modo abominevole un semplicissimo "o". Chi usa quest'espressione è quasi certo che si senta molto intelligente, com'è proprio dei peggiori criminali linguistici. Anche in questo caso è necessario mettere mano alla fondina e far fuoco a occhi chiusi.
Concludo con l'apoteosi dell'imbecillese, sentita più di una volta: "Sì, cioè no". Non ne ho mai sentita una più grossa.


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