Nella riunione di giovedì scorso, indetta da Magdi in sede per commentare la sua decisione di lasciare la Chiesa, sono stati dallo stesso sollevati quattro spunti di riflessione: 1) la questione religiosa e le relative critiche alla Chiesa; 2) la commistione equivoca involontaria tra religione e politica all’interno di ALI; 3) l’invito al rispetto dei problemi inerenti la sfera personale del presidente di ALI; 4) l’azione politica futura orientata verso un elettorato più laico.
Molto sinteticamente Magdi ha sostenuto che: a) le critiche da lui sollevate individualmente alla Chiesa hanno un loro oggettivo fondamento; b) la deriva assunta da ALI verso
l’aspetto religioso non era né voluta né attesa e, anzi, ha addirittura causato una penalizzazione in termini di consenso elettorale; 3) occorre avere rispetto della privacy delle persone – a maggior ragione se vi sono problematiche in corso – anche quando si tratta del presidente di un movimento politico; d) l’azione politica continuerà in maniera più incisiva attraverso il recupero del programma e indirizzando lo sforzo verso un elettorato prevalentemente laico anziché religiosamente connotato.
Di seguito si riportano i motivi per cui le spiegazioni di Magdi appaiono poco convincenti:
- Innanzitutto l’aver deciso, del tutto autonomamente, l’improvvida uscita sui media di abbandonare la Chiesa. L’esternazione ha colto tutti impreparati all’interno di ALI e non ha consentito di pensare/preparare la ricaduta sullo stesso movimento. A dare l’annuncio della decisione “privata” è stato Il Giornale e lo stesso sito web di ALI il 25.03.13, confermando pertanto che il gesto non si connotava come semplice scelta personale, ma come atto pubblico e politico.
- Il giustificare il gesto plateale con motivazioni che, tra le altre, datano ben prima della conversione di Magdi del 2008 (bacio del Corano di GPII 1994 e visita di BXVI alla moschea di Sofia del 2006), risultando così del tutto pretestuose.
- Criticare inoltre la posizione della Chiesa (anche questa da sempre invalsa) circa l’indissolubilità del matrimonio e i rapporti sessuali extra-coniugali. Critica che ha peraltro indotto sospetti personali da parte di un illustre vaticanista quale Tornielli (articolo del 26.03.13). Questi dubbi esigono oggi una risposta di Magdi agli elettori e ai sostenitori di ALI. Tanto più che il presidente di ALI è stato oltremodo generoso nel rendere partecipe la pubblica opinione di episodi della propria vita privata. Chi poi non ha remore nel giudicare il comportamento del Papa, non può esimersi certamente dal fare luce sulla propria integrità di vita.
- A generare la commistione, oggi deprecata, tra religione e politica all’interno di ALI ha contribuito in prima persona lo stesso Magdi: utilizzando gli eventi significativi della propria vita privata e religiosa anche ai fini del consenso elettorale, come ad esempio il battesimo dal Papa (si veda il filmato dell’inno di ALI, nonché le innumerevoli foto sul sito web di ALI), e la benedizione della sede nazionale di Milano alla sua inaugurazione. Stessa sorte “pubblica” è toccata oggi all’abiura dalla Chiesa, che attiene invero anch’essa alla sfera privata.
- Richiedere di conseguenza riservatezza per la propria privacy appare piuttosto contraddittorio quando si fa un uso strumentale di alcune circostanze della propria vita privata. Si consideri inoltre che, per un personaggio pubblico, la vita privata è l’espressione della coerenza tra i proclami politici e la vita reale. A titolo di esempio si veda la significatività della privacy nei casi di personaggi politici come Berlusconi, Casini, Fini, Marrazzo etc. Come già detto, tocca ora a Magdi portare chiarezza laddove si è insinuato il dubbio.
- Attribuire alla Chiesa la sconfitta elettorale di ALI perché parte del mondo cattolico che conta (cardinal Bagnasco, Introvigne etc) avrebbe dato indicazione di voto per la lista civica di Monti o per il PDL sostenendo il cosiddetto “voto utile”. Considerata l’abiura di Magdi, dobbiamo amaramente ammettere che oggi la Chiesa avrebbe un elemento in più di cui pentirsi, se avesse fornito a suo tempo un’esplicita indicazione di voto verso ALI.
- Dimenticare che i 43.000 voti ottenuti, seppure pochi in assoluto, rappresentano un elettorato cattolico praticante e convinto che oggi è divenuto perplesso e sgomento. Pertanto la nuova azione politica proposta da Magdi potrà assai difficilmente incontrare consenso tra i suddetti elettori di ALI, alla luce della sua discutibile abiura.
- Un’ultima considerazione mi sia lecito esprimere nei confronti dell’incommensurabile dolore di Benedetto XVI per l’intera vicenda. Il Santo Padre Emerito avrebbe meritato ben altro trattamento da parte di Magdi che ha invece voluto urlare la sua scomposta abiura dalla Chiesa.
Quanto sopra per dire che le motivazioni teologico-religiose addotte da Magdi non mi convincono affatto. Perché dunque si è comportato così? Per la delusione della sconfitta elettorale? Per ritorsione contro la Chiesa che non ha appoggiato l’unico partito che tutelava i principi non negoziabili? Per motivi personali che solo lui ci può confessare? Per desiderio di protagonismo? Per ottenere quella esposizione mediatica che l’effimera “par condicio” aveva negato? Per altro ancora? Solo Magdi può e deve rispondere a tutti noi che gli abbiamo creduto senza riserva alcuna.
Questi sono comunque i punti per i quali dichiaro terminata la mia esperienza in ALI.
Ringrazio e saluto tutti i compagni di viaggio e resto pur sempre in attesa dei chiarimenti che Magdi vorrà fornire a tutti noi in nome della verità.
Buona Pasqua di Risurrezione a tutti e che il Signore ci perdoni e assista.
Vittorio Lodolo D’Oria
articolo tratto da Corrispondenza Romana del 4 aprile 2013. Il titolo è nostro. L'originale era
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