Non cediamo a quell'amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno‏


di Mons. Gino Oliosi
Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra (At 1,8)

“Questo periodo dedicato al Conclave è stato carico di significato non solo per il Collegio Cardinalizio, ma anche per tutti i fedeli. In questo gironi abbiamo avvertito l’attenzione di tante persone che, pur non condividendo la nostra fede, guardano con rispetto e ammirazione alla Chiesa e alla Santa Sede. Da ogni parte della terra si è innalzata fervida e corale la preghiera del Popolo cristiano per il nuovo papa, e carico di emozione è stato il mio primo incontro con la folla assiepata in Piazza San Pietro. Con quella suggestiva immagine del popolo orante e gioioso ancora impressa nella mia mente, desidero
manifestare la mia sincera riconoscenza ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai giovani, alle famiglie, agli anziani per la loro vicinanza spirituale, così toccante e fervorosa...Un pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine rivolgo al mio venerato Predecessore Benedetto XVI, che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede e la Sua mitezza. Rimarranno un patrimonio spirituale per tutti! Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell’Eucaristia. Lo accompagneranno sempre la nostra fervida preghiera, il nostro incessante ricordo, la nostra imperitura e affettuosa riconoscenza. Sentiamo che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario.
Cari fratelli Cardinali, questo nostro incontro vuol essere quasi un prolungamento dell’intensa comunione ecclesiale sperimentata in questo periodo. Animati da profondo senso di responsabilità e sorretti da un grande amore per Cristo e per la Chiesa, abbiamo pregato insieme, condividendo fraternamente i nostri sentimenti, le nostre esperienze e riflessioni. In questo clima di grande cordialità è così cresciuta la reciproca conoscenza e la mutua apertura; e questo è buono, perché noi siamo fratelli. Qualcuno mi diceva: i Cardinali sono i preti del Santo Padre. Quella comunità, quell’amicizia, quella vicinanza ci farà bene a tutti. E questa conoscenza e questa mutua apertura ci hanno facilitato la docilità all’azione dello Spirito Santo. Egli, il Paraclito, è il supermo protagonista di ogni iniziativa e manifestazione di fede. E’ curioso: a me fa pensare, questo. Il Paraclito fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia un apostolo di babele. Ma dall’altra parte, è Colui che fa l’unità di queste differenze, non nella “ugualità”, ma nell’armonia. Il Paraclito che dà a ciascuno di noi carismi diversi, ci unisce in questa comunità di Chiesa, che adora il Padre, il Figlio e Lui, lo Spirito Santo.
Proprio partendo dall’autentico affetto collegiale che unisce il Collegio cardinalizio, esprimo la mia volontà di servire il Vangelo con rinnovato amore, aiutando la Chiesa a diventare sempre più in Cristo e con Cristo, la vite feconda del Signore. Stimolati anche dalla celebrazione dell’Anno della fede, tutti insieme, Pastori e fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedelmente alla missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo. Tale incontro porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell’animo quella gioia cristiana che costituisce il centuplo donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria esistenza.
Come ci ha ricordato tante volte nei suoi insegnamenti e, da ultimo, con quel gesto coraggioso e umile, il Papa Benedetto XVI, è Cristo che guida la Chiesa per mezzo del suo Spirito. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa con la forza vivificante e unificante: di molti fa un corpo solo, il Corpo mistico di Cristo. Non cediamo mai  al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno; non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra (At 1.8). La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima grande espansione missionaria del Vangelo.
Cari fratelli, forza! La metà di noi siamo in età avanzata: la vecchiaia è – mi piace dirlo così – la sede della sapienza della vita. I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita, come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita. Mi viene in mente  quello che un poeta tedesco diceva della vecchiaia: “Es ist ruhig, das Alter, und fromm”. È il tempo della tranquillità e della preghiera. E anche di dare ai giovani questa saggezza. Tornerete ora nelle rispettive sedi per continuare il vostro ministero, arricchiti dall’esperienza di questi giorni, così carichi di fede e di comunione ecclesiale. Tale esperienza unica e incomparabile, ci ha permesso di cogliere in profondità tutta la bellezza della realtà ecclesiale, che è riverbero del fulgore di Cristo Risorto: un girono guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto!
Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa, affido il mio ministero e il vostro ministero. Sotto il suo sguardo materno, ciascuno di noi possa camminare lieto e docile alla voce di suo Figlio  divino, rafforzando l’unità, perseverando concordemente nella preghiera e testimoniando la genuina fede nella presenza continua del Signore. Con questi sentimenti – sono veri! – con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri collaboratori e alle persone affidate alla vostra cura pastorale” (Santo Padre Francesco, Discorso ai Cardinali, 15 marzo 2013).

Sul Corriere della Sera di sabato 16 marzo, a firma di Paolo Conti dal titolo Perché il diavolo ritorna nel linguaggio di Francesco, si riporta la spiegazione del teologo laico Brunetto Salvarani: “Il diavolo è una presenza neotestamentaria molto frequente. E una spiritualità impregnata di Vangelo come quella del nuovo pontefice non può non fare i conti con una costante che però va interpretata”. E in che senso: “C’è chi vede nel diavolo la personificazione stessa del Male. E chi ne parla come di un’entità simbolica che rappresenta la nostra incapacità di produrre il bene”. E si conclude che quest’ultima ipotesi calzerebbe alla perfezione rileggendo le parole di papa Francesco. E si afferma che il riferimento papale nei tempi moderni a Satana appartiene soprattutto a Paolo VI nel 1972. Ma esso afferma che il Demonio come essere personale è una verità di fede: “Il Male non è più soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa, paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi ne fa un principio a se stante, non avverte esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Bisogna difendersi contro quel male che chiamiamo demonio…un agente oscuro e nemico. Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana”.
Analogamente Benedetto XVI riflettendo sul tempo di Quaresima il 10 febbraio 2008: “Occorre guardare il Male in faccia e lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è Satana senza scaricare il problema sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità”. E ricevendo noi esorcisti il 14 settembre 2005: “Saluto i partecipanti al Convegno Nazionale degli Esorcisti, e li incoraggio a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa, sostenuti dalla vigile attenzione dei loro Vescovi e dalla incessante preghiera della comunità cristiana”. E Giovanni Paolo II il 28 aprile 2004: “C’è, dunque, nel mondo un Male aggressivo, che ha in Satana la guida e l’ispiratore, come ricorda San Pietro: il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando di divorare”.
E il Compendio alla domanda del n. 597 “Perché concludiamo domandando “Liberaci dal Male?”, risponde: “ Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che è  “il seduttore di tutta la terra” (Ap 12,9). La vittoria sul diavolo è già conseguita da Cristo. Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana sia liberata da Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono prezioso della pace  e la grazia dell’attesa perseverante della venuta di Cristo, che ci libererà definitivamente dal Maligno”.
   Detto questo non si vuol dire che l’uomo venga sottratto alle sue responsabilità, ben sapendo che il peccato è una libera scelta umana e non del demonio vinto da Cristo e vincibile da ogni  uomo  in Lui: “è dal cuore dell’uomo che escono pensieri maligni”.

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