Da servo di Pannella...


di Salvatore Russo 
Recentemente, Marco Pannella è stato condannato dalla Corte d’Appello del Lavoro di Roma al pagamento di 250mila euro per aver corrisposto in nero gli emolumenti ad una sua collaboratrice per 12 anni e per non averle versato i contributi previdenziali. La vicenda si era aperta 19 anni fa. Così, il difensore dei diritti civili, in Italia e nel mondo, tratta il lavoro: negandogli la dignità.

Nel prossimo mese di giugno, il leader radicale dovrà affrontare un’altra causa di lavoro: quella di chi per vent’anni ha lavorato per lui da dirigente e per 10 anni è stato il tesoriere dei radicali, procurando al partito finanziamenti per 45 milioni di euro. Stiamo parlando di Danilo Quinto, autore del libro “Da Servo Di Pannella a figlio libero di Dio”, edito da Fede & Cultura, con prefazione di Monsignor
Luigi Negri.
Quinto descrive il prezzo altissimo che ha già pagato per aver deciso di abbandonare i radicali nel 2005. Una denuncia penale ricevuta dopo l’apertura della causa di lavoro, con condanna definitiva a dieci mesi, con pena sospesa e non menzione, in base all’accusa di essersi appropriato di 200mila euro. Denaro costituito dai suoi stipendi e sul quale aveva pagato le tasse!
Pannella, dopo vent’anni di onesto lavoro, lo definisce “impostore, millantatore, estorsore, dedito ad attività truffaldina”, ma Quinto non ha acquistato gioielli o immobili al Colosseo, né ha giocato ai videopoker o ha comprato lauree all’estero. Non possiede una casa, né una macchina, non ha un conto corrente, è rimasto senza lavoro per tre anni, i suoi ex amici sono anche intervenuti per impedirgli di acquisire lavori successivi alle sue dimissioni, vive ora di lavori precari, insufficienti a garantire la sopravvivenza della sua famiglia.
Sì, perché Quinto, prima di dimettersi, aveva conosciuto la fede. “Grazie a mia moglie, strumento dell’amore di Dio nei miei confronti – scrive Quinto - ho scoperto la bellezza di un’altra realtà. Mi sono reso libero da quel mondo che per vent’anni avevo vissuto, non da vittima, ma da protagonista. Mi considero per questo un grande peccatore, che ha alimentato l'opera di devastazione che Pannella ha compiuto sull'identità cristiana di questo Paese. Ha confuso la libertà col desiderio. Ha portato l'Italia a non distinguere più il bene dal male. Ha distrutto milioni di vite umane con l'ideologia abortista. Per questa ragione combatte la Chiesa. Nella sua intelligenza luciferina, sa che gli sopravviverà”.
Il libro, che sta riscuotendo un grande successo, racconta le “tecniche” radicali, che hanno consentito la costruzione di una “rete” di relazioni “alla bisogna”: giornalisti, intellettuali, uomini e donne dello spettacolo, politici. Perfino esponenti della Chiesa, che partecipano alle iniziative dei radicali o definiscono Pannella un “profeta”, come Gianni Baget Bozzo ebbe a dire una volta. “Pannella – afferma Quinto - in quella che chiama la sua ‘religiosità laica’, si richiama alla dottrina cattolica, al Papa, alla citazione delle Sacre Scritture. Non è necessario che sia io a descrivere Pannella come diavolo. Ci pensa già lui. Basta chiedersi chi è quella realtà spirituale e personale che vuole far credere che il male sia bene e che vuole imitare Dio. Pannella fa proprio questo”.
Quinto non risparmia di fare nomi e cognomi. Ad esempio di quelle decine e decine di parlamentari cattolici che firmano appelli a favore di Radio Radicale, che riceve dallo Stato ogni anno 10 milioni di euro per la trasmissione delle sedute parlamentari (attività che potrebbe essere svolta gratis dalla Rai) o quello di Gaetano Quagliariello, nell’ultima legislatura co-presidente dei senatori del PDL, che sostiene che quel danaro a Pannella viene dato “per farlo divertire”. Alle elargizioni dei Governi si destra e sinistra per i radicali, si aggiungono gli importi per la legge dell’editoria, le quote di finanziamento pubblico per la loro lista, il danaro proveniente all’accordo elettorale con il PD, le indennità e le pensioni che i radicali ricevono da ex parlamentari e alle quali non rinunciano. Alla faccia della loro battaglia contro il finanziamento pubblico.
I fatti sono narrati documentandoli e, insieme alla storia di un‘anima che, attraverso la sofferenza e affidandosi alla bontà di Dio, ha imparato a pregare, insieme a suo figlio, che ora ha otto anni, anche per i suoi nemici, sono svelate  le connivenze, le ambiguità e le mistificazioni, che hanno consentito ad un’ideologia anti-umana, come quella radicale, di spadroneggiare e di proporsi come alternativa all’umanesimo cristiano.
(Radici Cristiane, numero 82 - marzo 2013)

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