di Rino Cammilleri
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Nel XXV secolo il mondo si è, naturalmente, trasformato, ma non in meglio. Il politicamente corretto in auge nel XXI ha prodotto tutti i suoi devastanti frutti portandoli a obbligata maturazione. L’islam è dilagato in Occidente e in molte nazioni un tempo cristiane, erose dal relativismo, vige la sharia, che ha riempito il vuoto generato dal nichilismo.
Due secoli di ecologismo hanno fatto diventare un pallido ricordo le fonti efficaci di energia e tutto si è impoverito, i traffici languono, i viaggi sono lenti e insicuri. Le scarse novità tecnologiche sono esclusivo appannaggio di una casta di oligarchi che fanno capo a tal Jehoshua Sunerazan, un ex principe della Chiesa divenuto succube
della legge «corruptio optimi pessima». Costui lentamente seduce le masse presentandosi con un volto buonista e paterno, spacciandosi per il solo che possa unire l’umanità e risolvere ogni problema. Vince il premio Nobel per la pace e si conquista vasto credito d’immagine con operazioni umanitarie. Scala il potere in Europa e si appresta a farlo nel resto del mondo. Propone una religione unica capace di appianare tutte le differenze ma in verità la religione è il suo vero nemico.
La sua ricetta per la felicità universale è riassumibile nello slogan «fa’ ciò che vuoi». Gli ultimi ostacoli alla sua marcia trionfale sono rappresentati da quel che rimane della Chiesa cattolica, dalla diffidenza dei musulmani e da Israele, che ha abbracciato il cattolicesimo. Infine, un umile e semplice commissario di polizia, che intuisce qualcosa di oscuro in un certo traffico di bambine indiane prelevate dalle loro poverissime famiglie e poi sparite nel nulla.
Questo è lo scenario in cui si muove il romanzo di Emilio e Maria Antonietta Biagini La pioggia di fuoco (Fede & Cultura, 2013). Si tratta di un ambizioso tentativo di sceneggiare l’Apocalisse, un’Apocalisse plausibile e probabile alla luce delle tendenze del mondo attuale, i cui esiti, se continua così, potrebbero davvero assomigliare a quelli tratteggiati dalla coppia di autori. Nel romanzo (che si appoggia molto alle rivelazioni della mistica Maria Valtorta), il protagonista (negativo) è l’Anticristo (Sunerazan, come è facile intuire, è il contrario di Nazarenus), il papa (l’ultimo) cade ucciso, una guerra finale ha luogo nella Valle di Giosafat e, alla fine, un gigantesco meteorite colpisce la terra. E qui le competenze geofisiche di uno degli autori (che è stato ordinario di Geografia all’università) si dispiegano in modo minuzioso e scientificamente fondato, rendendo agghiaccianti gli eventi descritti. Un amaro sarcasmo percorre tutta la narrazione e si ha davvero l’impressione che quanto raccontato possa realmente succedere da un giorno all’altro.
Emilio e Maria Antonietta Biagini, La pioggia di fuoco (Fede & Cultura), pp. 278, € 14,50.
Recensione tratta da La Nuova Bussola Quotidiana, 4 febbraio 2013
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