Di Danilo Quinto (*)
Quanto vale, l’incontro di commiato, di amicizia speciale, tra Benedetto XVI e Mario Monti? Dal punto di vista economico, è come se la Lista Civica di cui il Presidente del Consiglio è leader, avesse risparmiato qualche milione di euro di spot televisivi. Rispetto ai voti da raccogliere, l’incontro, che si è svolto in piena campagna elettorale, avrà certamente il suo peso.
Non ci permettiamo di sindacare gli impegni del Papa di qui al giorno della sua abdicazione. Vogliamo solo rilevare,
però, con rispetto, che sarebbe stato più opportuno svolgere l’incontro successivamente al 24 e al 25 febbraio. Non comprendiamo quale fretta vi fosse, considerato che da una parte il Papa non sarà più nelle sue funzioni a partire dalle ore 17.00 del 28 febbraio, dall’altra Monti rimarrà Presidente del Consiglio per gli affari correnti anche nei giorni successivi al voto. A meno che non si sia voluto sancire, con quest’udienza, fatta in questo modo e con questi tempi così celeri – e questo sarebbe molto grave, oltre che discutibile – la vicinanza della Santa Sede all’azione politica di Monti, influendo così pesantemente sul voto dei cattolici.
Qualche dubbio, in proposito, è legittimo averlo, considerate le reiterate prese di posizione del Cardinale Bagnasco e della Conferenza Episcopale Italiana – poi, parzialmente smentite e precisate - di Avvenire, dello stesso Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Bertone. Prese di posizione che hanno avuto palesi ricadute nel comportamento di molti Vescovi, che hanno inteso intrattenersi in colloqui cordiali e ripresi in modo sistematico da stampa e televisioni, con il Presidente del Consiglio, impegnato nel suo tour elettorale. C’è anche chi sottolinea che taluni Vescovi stanno ben indottrinando i loro Parroci rispetto all’orientamento al voto a favore di Monti. Insomma, la moral suasion – se così si può dire - pro Monti, messa in atto soprattutto da Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, ha i suoi effetti. Del resto, quando il Ministro della Cooperazione sostiene che nell’agenda Monti i principi non negoziabili non sono richiamati, perché semplicemente non hanno l’urgenza che altri intendono loro dare, si trova in linea con quanto ha affermato un autorevole Vescovo, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, Monsignor Vincenzo Paglia. Da Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ai primi di febbraio, Paglia ha inteso sottolineare l’esigenza esattamente opposta a quella della preminenza dei principi non negoziabili: “alla luce della crescita delle convivenze non famigliari – ha detto - si aiutino a individuare soluzioni di diritto privato e prospettive patrimoniali. Credo che sia un terreno che la politica debba cominciare a percorrere tranquillamente”, per poi precisare il suo pensiero a Radio Vaticana e correggere in parte quanto dichiarato.
Non vi è dubbio che un pò di confusione c’è, nella Chiesa. A questa si aggiunge la pretesa di sponsorizzare questo o quello, senza tener conto dell’unica cosa che dovrebbe importare: la difesa dell’identità cristiana. E’ proprio su questo, infatti, sull’identità cristiana, che si deve fondare il giudizio cattolico rispetto alle scelte politiche da compiere tra qualche giorno. Sappiamo che se vincerà lo schieramento che fa capo a Bersani e Vendola – che ha un alleato naturale e indispensabile nel Professor Monti – l’identità cristiana del Paese sarà compromessa definitivamente, non solo rispetto al criterio di discernimento della difesa dei principi dell’ordine naturale, ma anche rispetto alle esigenze che derivano dal dilagare della povertà nel nostro Paese, che non può essere vista da chi non distingue – come ci ha insegnato proprio Benedetto XVI – quello che è umano da quello che umano non è.
(*) Fonte: Corrispondenza Romana
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