«Bonino al Quirinale»: Monti getta la maschera

Emma Bonino pratica un aborto con pompa di bicicletta
di Danilo Quinto (*)Tra una visita “di commiato” al Papa che si svolge in piena campagna elettorale e una trasmissione televisiva in cui parla dei nipotini e coccola un cagnolino, il Presidente del Consiglio per gli affari correnti, non candidato alle elezioni perché non ha voluto rinunciare al suo ruolo di senatore a vita, lancia “l’uomo giusto” alla Presidenza della Repubblica: «Emma Bonino sarebbe
una candidata molto buona per il Quirinale», ha detto infatti Mario Monti ieri mattina ai microfoni di Radio Anch’io. “L’uomo giusto”, così diceva lo slogan della campagna radicale del 1999 che la voleva Presidente della Repubblica. Pannella, a quei tempi, parodiava il Rossini del “Barbiere di Siviglia”: “Tutti la vogliono. Il popolo la voterebbe”, diceva. “Sarebbe – dice ora Monti - una candidata molto buona al Quirinale. In Commissione Ue insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. È una di quelle persone di cui ce ne vorrebbero di più”. Tante di più! Con buona pace di Giuliano Ferrara, che nel 2010 scriveva: “Detesto Emma Bonino, spero che perda le elezioni. È una intollerante, un’abortista sfegatata e una militante del torto negatore travestita da libertaria, una innamorata di sé dall’insopportabile accento vittimista, una cercatrice di cariche meticolosa e fatua, la complice non candida, ma molto candidata, del peggior Pannella, una pallona gonfiata come poche, un ufficio stampa ambulante, un disastro di donna en colère e di personalità pubblica”. Un anno fa, quando il Presidente della Repubblica lanciò l’idea di una donna come suo successore, in molti fecero il nome di Emma Bonino. Dieci attori di gran fama, con un appello accorato sulla prima pagina del “Corriere della Sera”, scrivevano: "La candidatura di Emma non è solo un cambiamento di 'genere', ma è il ripristino di meritocrazia e di distanza da giochi di Palazzo e interessi di partito. È un grande e coraggioso passo avanti verso la riconciliazione tra eletti ed elettori". I giornali la inserirono nei sondaggi proposti ai lettori, ricevendo un mare di consensi. Lei, forte di un grande avvenire dietro le spalle – con più di 37 anni di carriera parlamentare, salvo una parentesi di 5 anni, durante i quali fu commissaria dell’Unione europea, con una pensione assicurata di qualche decina di migliaia di euro al mese - si schermì. “Il Paese non è ancora pronto”, disse. A suo favore, intervenne il suo mentore: “La costanza della fiducia del popolo italiano nei confronti di Emma Bonino – affermò Pannella – ne fa ormai da due decenni la persona più adatta per il governo delle realtà, del tempo che stiamo vivendo”. È proprio questo il punto. Il tempo che viviamo. Quello di Monti e della Bonino. Dei loro circoli esclusivi e riservati internazionali, come il Gruppo Bildelberg, che entrambi frequentano assiduamente. Delle loro amicizie con i potenti della terra, come George Soros, ideologo di quel nuovo ordine mondiale che vuole dominare il mondo. Del loro legame sancito con sorrisi e abbracci nell’emiciclo del Senato, alla prima “salita” di Monti in politica, nominato senatore a vita per fare il Presidente del Consiglio. Poi, guarda caso, sia per il 2012, sia per il 2013, ci fu la decisione del Governo d’inserire nella legge finanziaria l’importo annuale di dieci milioni di euro a favore del “servizio pubblico” di Radio Radicale. Ai diseredati si aumentavano le tasse, ai radicali si garantiva la “pagnotta”. Obiettivo condiviso da centinaia di parlamentari cattolici. Bontà loro! Ah, i cattolici. Alla creazione del mito Bonino hanno contribuito tanti di loro, sicuramente molti di quelli che fanno opinione. Innanzitutto, quei cattolici che nonostante l’ideologia anti-umana propagandata dai radicali - che riguarda tutti gli aspetti della vita, da quella nascente alla morte naturale – sono pronti, comunque, a collaborare su altri temi, legittimando, di fatto, quella stessa ideologia, di cui è parte integrante la strumentalizzazione della religione. Un esempio recente è l’adesione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana alla campagna pannelliana sull’amnistia. Ha contribuito anche chi considera i "princìpi non negoziabili" non urgenti, non decisivi. Come il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Per questo motivo non sono menzionati nell’agenda montiana, sono calpestati dai propositi di coloro che vogliono consentire il matrimonio omosessuale e l’adozione dei figli per le coppie gay e sono “stracciati” dalle sentenze “creative” dei giudici italiani, dalla Corte europea di giustizia, dal Parlamento europeo e dal Parlamento italiano, che equipara i figli nati nel matrimonio ai figli nati da rapporti incestuosi. Si badi, tutte battaglie sulle quali si batte da decenni – insieme all’aborto, al divorzio, all’eutanasia, alla non sepoltura dei bambini mai nati, all’aberrante ideologia della droga libera – la laica Emma Bonino, che ha saputo defilarsi con grande abilità da questa campagna elettorale, per preparare meglio la scalata che si preannuncia al “trono”. Ma andando un po' più indietro come non ricordare l'attuale direttore di Tv 2000, Dino Boffo, che da direttore di Avvenire, nel 2005, approvò la candidatura della Bonino a Commissaria Onu per i rifugiati, scrivendo: “Piace la fatica di considerare con libertà le persone; di denunciarne le azioni deprecabili e le convinzioni non condivisibili, senza impedirci di scorgere attitudini e qualità quando queste si esplicano sui terreni in cui non riscontriamo conflitti”. Già, quale conflitto vi può mai essere tra un cattolico e chi afferma “Io posso essere un'ammiratrice di quel cristianesimo delle origini, il cristianesimo costantiniano, perché esso ha co-struito, piaccia o no, l'edificio dell'Europa; non è l'unico linguaggio, ma certamente è uno dei linguaggi fondanti della nostra eredità. Credo però che oggi questo cristianesimo abbia esaurito la sua carica vitale, storica” (Emma Bonino, “I doveri della libertà”, Laterza Editore, 2012)? Da queste convinzioni deriva la forsennata battaglia della Bonino e dei radicali sui beni di proprietà della Chiesa, svolta a livello europeo, con tenacia e determinazione, per distruggerla, con un intento analogo a quello espresso, reiteratamente, dal Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, come “La Bussola Quotidiana” fece a suo tempo puntualmente rilevare. In un editoriale dello scorso mese di gennaio, Marco Tarquinio, attuale direttore di Avvenire, scriveva: “Ci sono fasi della vita dei Paesi nelle quali forze alternative coniugano i propri sforzi anche solo su temi ben definiti nell’interesse nazionale. Ma perché questo accada in Italia, occorre che ci siano almeno due buoni e grandi pilastri in un quadro politico rinnovato”. Ora, quel quadro politico rinnovato è meglio precisato: Bonino al Quirinale, con Monti Presidente del Consiglio o ministro dell’Economia in un Governo con Bersani e Vendola. Con qualche “pennellata” cattolica, pronta a riconoscere agli omosessuali il diritto al matrimonio e alla genitorialità. Consola sapere che esistono cattolici e cattolici. A questo proposito, correndo il rischio di essere ineleganti, riporto un brano che monsignor Luigi Negri, arcivescovo eletto di Ferrara-Comacchio, ha scritto nella prefazione al mio libro “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” (Fede & Cultura, 2012): “Sappiamo che un progetto egemonico vorrebbe elevare questa donna (Emma Bonino, n.d.r.) a dignità statuali, da cui portare più efficacemente l’attacco alla cultura umanistica, e cioè di difesa dell’uomo, che la fede cristiana da sempre testimonia nel mondo”. Quel progetto egemonico, chiamato dai suoi seguaci “religione della libertà” (!), sta prendendo corpo e se non conoscerà un argine, inquinerà irrimediabilmente le vite di tutti.

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