Benedetto XVI: “Il volto della Chiesa viene, a volte, deturpato”

di Danilo Quinto
Le ragioni, ora, sono chiare. È lo stesso Benedetto XVI a dirle, sia nel corso dell’Udienza generale del mercoledì sia durante la celebrazione in Vaticano delle Ceneri. Non c’è bisogno di dietrologi o di vaticanisti. È il Papa a dare la spiegazione e a precisare il significato delle sue dimissioni. Non sappiamo queste dimissioni che cosa provocheranno, perché tutto
sta nella volontà di Dio, nell’opera dello Spirito Santo e della Provvidenza. Sappiamo però quel che ci dice – ora - il Papa. Alla fine di questo testo, scopriremo che quel che dice il Papa era stato già “visto”.

L’alternativa tra potere umano e amore della Croce

L’udienza Generale è dedicata al tema: "Le tentazioni di Gesù e la conversione per il Regno dei cieli". Benedetto XVI dice: "Il deserto, dove Gesù si ritira, è il luogo del silenzio, della povertà, dove l'uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell'esistenza, è spinto ad andare all'essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio. Ma il deserto è anche il luogo della morte, perché dove non c'è acqua non c'è neppure vita, ed è il luogo della solitudine, in cui l'uomo sente più intensa la tentazione. Gesù va nel deserto, e là subisce la tentazione di lasciare la via indicata da Dio Padre per seguire altre strade più facili e mondane. Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella nostra vita? In questo tempo di Quaresima, nell'anno della fede, rinnoviamo il nostro impegno nel cammino di conversione, per superare la tendenza di chiuderci in noi stessi e per fare, invece, spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realtà quotidiana. L'alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l'apertura all'amore di Dio e degli altri, potremmo dire che corrisponde all'alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio, cui diamo il primato nell'esistenza. Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l'amore diventino la cosa più importante".

Occorre farsi “lacerare il cuore”

Alla Messa delle Ceneri, nella Basilica di San Pietro, durante l’Omelia, il Papa dice: "Anche ai nostri giorni, molti sono pronti a stracciarsi le vesti di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio cuore, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta. Il ritorno al Signore è possibile come 'grazia', perché è opera di Dio e frutto della fede che noi riponiamo nella sua misericordia. Ma questo ritornare a Dio diventa realtà concreta nella nostra vita solo quando la grazia del Signore penetra nell'intimo e lo scuote donandoci la forza di 'lacerare il cuore'”. Benedetto XVI chiama a riflettere "sull'importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l'unità della chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale" e invita a "vivere la quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità. Gesù sottolinea come sia la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l'autenticità di ogni gesto religioso. Per questo egli denuncia l'ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l'applauso e l'approvazione. Ma il vero discepolo non serve se stesso o il 'pubblico', ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità. La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l'essere uniti a lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell'incontro faccia a faccia con lui per sempre". Termina così: "Mentre mi accingo a concludere il ministero petrino chiedo un particolare ricordo nella preghiera".

Anna Katharina Emmerick: dopo il ritiro del Papa, la gente supplicava la Madre di Dio

Dalle visioni di Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca, nata nel 1774 e morta nel 1824, beatificata da Giovanni Paolo II nel 2004: “Vedo il Santo Padre in grande assillo; abita in un altro palazzo circondato da poche persone di fiducia, le sue forze stanno per confrontarsi con la fazione cattiva. Se le forze del male avranno la meglio egli soffrirà ancora grandi tribolazioni prima della sua morte. Vedo la Chiesa delle tenebre in crescita e influire in modo negativo sul mondo del sentimento. La pena del santo Padre e della Chiesa è realmente così grande che si deve supplicare Dio giorno e notte. Io sono stata guidata questa notte a Roma, vedo il Santo Padre in una grande pena d’animo, ancora nascosto per sfuggire alle sinistre minacce. Egli è stanchissimo e del tutto sfinito dagli assilli, dalla tristezza e dalle preghiere. Si nasconde perché non può più reggere, gli è vicino un prete che è un suo devotissimo amico ricolmo della grazia di Dio, che vede e annota molto, e comunica tutto fedelmente al Santo Padre. A questo sacerdote dovetti rivelare, in preghiera, quelli che erano i traditori e i cattivi intenzionati: altissimi funzionari e fiduciari stessi del Santo Padre. In questo modo il Papa sarebbe stato messo in guardia in modo da non confidarsi più con chi gli era vicino, ma che in realtà era suo nemico. Egli è così debole che non può più camminare (…) Non so come stanotte giunsi a Roma, mi trovai vicino alla Chiesa di Santa Maria Maggiore e vidi colà molta gente povera e devota piena di paura e preoccupazione a causa del ritiro del papa. Per questo motivo c’era inquietudine in città e la gente si era recata a supplicare la Madre di Dio”.

Invochiamo il perdono di Dio

Preghiamo perché questi giorni di sconcerto, di dolore, di disorientamento, si trasformino presto in alimento per il bene, contro i lupi, le forze del male, che così come hanno tentato di insidiare Gesù Cristo, insidiano quotidianamente ciascuno di noi, soprattutto chi rivolge la sua vita al bene, per strappare la sua anima all’amore di Dio. Il Padre che è nei Cieli non abbandonerà mai l’uomo. Questa è la certezza che abbiamo. L’unica consolazione che ci resta, in quest’itinerario terreno così difficile da praticare, nel quale ogni giorno è necessario sostenere prove non facili da sopportare, come quella immensa di essere stati abbandonati dalla nostra Guida. Affidiamoci alla Madre di Dio. Preghiamo insieme ai nostri figli, nelle nostre case, nelle Chiese. Dovunque. Facciamo atti di misericordia, di carità nei confronti del nostro prossimo. Il momento è drammatico. Mai, nella sua storia, la Chiesa ha vissuto un momento di pari gravità. Per comprendere meglio che cosa sta succedendo, è necessario affidarsi al coraggio e al parlar chiaro dei pochi che sanno e vogliono farlo. Suggeriamo, a questo proposito, la lettura di una vera e propria lectio magistralis del Professor Roberto De Mattei, dal titolo Considerazioni sull’atto di rinuncia di Benedetto XVI, che appare su www.corrispondenzaromana.it. Invochiamo nelle nostre preghiere il perdono di Dio. Senza paura, perché Lui c’è e ci sarà per sempre.

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