di Danilo Quinto (*)
Zitto zitto, quatto quatto, il Presidente del Consiglio per gli affari correnti, non candidato alle elezioni perché non si è voluto dimettere da senatore a vita, dopo aver salvato con il denaro che lo Stato ha ricevuto per l’imposta sulla casa, una Banca e una Fondazione, sta lanciando un’opa gigantesca sul Partito Democratico e sull’appendice vendoliana. Il voto utile a favore del candidato del centrosinistra in Lombardia promosso da Lorenzo Dellai e da Andrea Riccardi – al quale Monti
timidamente si oppone – è prevedibile che tra breve si estenderà ad altre regioni decisive, come il Lazio e la Sicilia. Bersani sa che l’unica sua possibilità di vincere le elezioni è quella dell’alleanza successiva con il centro e lascia fare. Per convenienza e per calcolo. La “partita” vera si giocherà dopo il voto ed è probabile che il tandem Bersani-Monti, una riedizione del catto-comunismo, questa volta abbinato alla tecnocrazia e al ruolo sempre più decisivo dei “poteri forti”, domini la scena della prossima legislatura.
In questo contesto, si rivela decisiva la nuova immagine che sta dando di sé negli ultimi giorni Mario Monti. È suadente, accattivante, familiare. Da tecnico, è diventato un primattore della politica. Del resto, non poteva essere diversamente per uno che, come diceva Gassman, ha un grande avvenire dietro le spalle e che ha ricevuto innumerevoli incarichi dalla politica, oltre che dall’establishment economico e finanziario di mezzo mondo.
Nel suo spot elettorale, insieme a sua moglie adagiata in poltrona, recita la parte del nonno, ripreso mentre gioca con i suoi nipotini. Una scelta in linea con quell’uso becero e osceno dei bambini, che nelle pubblicità e negli spettacoli televisivi, vengono esibiti come oggetti e non rispettati nella loro dignità di persone. “Saliamo in politica per dare un futuro ai nostri figli e nipoti”, dice e aggiunge: “I vecchi partiti non sono in grado di riformare l’Italia. Noi, insieme, possiamo farlo. Non votare il passato. Vota per il nostro futuro”. Il futuro sarebbe rappresentato dalla sua alleanza con il tandem Fini e Casini, da trent’anni in Parlamento, che proprio grazie a Monti tentano di risollevarsi dal ruolo di comprimari. Compiuta l’operazione, si sancirà la definitiva secolarizzazione della società italiana, con la legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, in linea con quanto accade in quest’Europa di banchieri e mercanti.
Da Daria Bignardi, su “La7”, Monti invece diventa “empatico”. “Viva l’empatia”, scrive su twitter, dopo aver sorseggiato un bicchiere di birra e aver a lungo accarezzato un cagnolino. Dalla voce “empatia” dell’Enciclopedia Treccani, apprendiamo: “Il concetto di empatia, particolarmente importante nella prassi psicoterapeutica, ha trovato un’applicazione, negli ultimi due decenni del XX secolo, nell’ambito della cosiddetta psicologia del sé di H. Kohut. L’empatia diviene, in questo contesto, un elemento fondamentale della teoria della tecnica psicanalitica, mostrando in particolare la sua efficacia nella terapia della patologia narcisistica. Secondo Kohut, è condizione naturale dello sviluppo il passaggio attraverso fasi narcisistiche, nelle quali il bambino si percepisce e si relaziona con il mondo in una forma onnipotente e ‘grandiosa’; queste fasi dovrebbero trovare un rispecchiamento empatico nelle figure di accudimento, pena un loro ripresentarsi in forma patologica nell’individuo adulto. È allora compito dell’analista, nella terapia di adulti che presentino questa patologia, operare con empatia (ponendosi, cioè, in risonanza emotiva con le reali esigenze del paziente) nei confronti dei desideri infantili di rispecchiamento avanzati dal paziente, fornendo peraltro sostegni via via più evoluti in funzione di una trasformazione flessibile dei tratti narcisistici della sua personalità”. Auguri, professore.
(*) Fonte: Corrispondenza Romana
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