di Danilo Quinto
Pugno chiuso e internazionale ai funerali di Prospero Gallinari. Uno dei primi brigatisti rossi, pace all’anima sua. Le immagini che sono andate in onda hanno mostrato, attorno ad una bara, i suoi compagni e le sue compagne di lotta armata, riuniti ancora una volta insieme per celebrare una stagione che durò anni e che seminò sangue e violenza, mettendo a
ferro e fuoco il paese.
Quelle immagini, rappresentano il fallimento di questo Stato, che non è stato in grado – nonostante lunghi anni di indagini e numerosi processi – di scoprire la verità sull’assassinio di Aldo Moro, che incombe ancora, dopo 35 anni, sulla storia del paese. Uno Stato che ha consentito che non uno solo di coloro che hanno commesso in quegli anni reati e violenze di ogni tipo – appartenenti a quelle che venivano chiamate sè dicenti Brigate Rosse – sia ancora in carcere. Si proclamavano prigionieri politici e come tali, in sostanza, sono stati trattati.
Restano le loro vittime, che non hanno parola, silenti nel loro dolore. Padri, figli, mogli, che hanno pagato un prezzo inaudito, per l’affermazione di una scellerata prospettiva e per uno Stato che per tanti anni non ha saputo proteggere i suoi cittadini. Morti inermi. Ammazzati.
Nessun commento:
Posta un commento