di Danilo Quinto(*)
Marco Pannella fa sapere, attraverso Radio Radicale: “Vorrei dire qui ufficialmente che è stato deciso che noi accogliamo l'invito, la proposta di Storace anche come risposta, per un minimo di rivolta morale (lui dice anche tecnica), contro quello di cui oggi finalmente si può non parlare (perché si deve
parlare dei "dissensi" Radicali o dell'alleanza "fascista" dei Radicali): dei letteralmente vergognosi comportamenti – ma è una storia di vergogna, dal ‘loft’ ad oggi – del PD, ai danni e contro la sicura, profonda, certa innocenza dei democratici quali vivono nel Paese, come popolo”.
Dopo aver usufruito nel 2008 dell’elargizione da parte del Partito Democratico, che ha fatto eleggere nelle sue fila sei deputati e tre senatori di provenienza radicale e che ha pagato ai radicali - come ha dichiarato il capogruppo della delegazione radicale alla Camera in una lettera al “L’Espresso” del 3 febbraio 2012, in base all’accordo elettorale, 3.150.000 euro, versati in cinque quote annuali, tanto che il Tesoriere del Pd, Antonio Misiani, nella riunione della direzione del suo partito il 25 marzo 2012, dichiarò: “Questi fanno la battaglia contro il finanziamento ma poi non disdegnano i nostri rimborsi” - i radicali tornano sui loro passi e si apprestano a concordare la loro presenza alle elezioni regionali del Lazio con il candidato dell’intero centrodestra.
La decisione può stupire solo chi non conosce Marco Pannella. Come dice di se stesso, il leader radicale è una personalità che “crede in altro che nel potere”. Crede nella sua disinvolta capacità di difendere i diritti umani, in Italia e nel mondo, salvo poi essere condannato a pagare contributi non versati a una sua collaboratrice che ha lavorato per lui per dodici anni, pagata in nero (sentenza della Corte d’Appello del Lavoro di Roma del giugno scorso).
Per lui, Berlusconi è “capace di tutto, ma proprio di tutto e rischia una nuova piazzale Loreto”, salvo dimenticare che fu proprio il leader del PDL a consentire nel ’94 l’elezione di 7 deputati radicali nei collegi uninominali blindati dell’allora Forza Italia.
Di Prodi riesce a dire nel 2005 - “se questo centrosinistra prodiano andasse al potere io lascerei l'Italia”, “Corriere della Sera” del 18 aprile 2005, pag. 8 - per poi affermare, incassata la promessa della presenza di Emma Bonino nel Governo, “saremo i suoi ultimi giapponesi” (“L‘Unità”, 5 dicembre 2006).
È il mentore di Scalfaro come Presidente della Repubblica, tanto da dichiarare a “Il Mattino” il 3 giugno 1992, “il Presidente che sognavamo”, per poi dire, il 26 gennaio 1996, a “Il Giornale”: “È prepotente come Don Rodrigo. Per questo i cittadini lo puniranno”.
Con D’Alema Presidente del Consiglio sigla una piattaforma elettorale, salvo poi dichiarare, qualche anno dopo, “Capisco perché Massimo D’Alema se ne vuole andare in yacht: perché il territorio, grazie a lui, è merda pura” (“Radio Radicale”, 5 giugno 2011).
Nel 2002, fa intervenire Carlo Azeglio Ciampi in una trasmissione di Canale 5 per interrompere un suo digiuno, per poi dire del Presidente della Repubblica il 6 marzo del 2005: “Da noi c’è anti-legalità, vissuta, assorbita dai Presidenti della Repubblica. Noi abbiamo questa testa di c..., ignorante di politica e di altro, ma anche furbo e abile, che ogni giorno distrugge… con un Governo che non sa che c... sia, per tutte le sue componenti, stato di diritto e libertà, non fa parte del suo vissuto, che non ha mai ricordato ai Presidenti della Repubblica e a questo, tu parli di politica sotto la mia responsabilità, se no stai zitto (…) Noi abbiamo il più pulito dei Presidenti. Questa testa di c..., ci è e ci gioca, ci fa”.
Al Presidente Napolitano, il 30 giugno ’11, il leader radicale rivolge il suo omaggio, definendolo “fortemente animato dalla sua capacità di dedizione anche personale alla funzione di massima magistratura dello Stato italiano, evoca - insomma e finalmente - la grande virtù repubblicana”(!). Per poi ricordare che “il Presidente ha voluto recentemente tornare ad altamente onorarmi di suoi pubblici elogi e riconoscimenti”.
Trascorso un anno, il 10 agosto ’12, dichiara: “Io rispetto il Presidente, ma ho ormai la certezza che c'è un attentato riuscito, quotidiano, alla Costituzione, in base a sue analisi che ritengo sbagliate e gravissime, come precedenti, perché può far precipitare l’Italia lontano – ancora più di quanto non sia già accaduto – nel baratro anticostituzionale, antidemocratico, anti-Diritti Umani/Stato di Diritto.
Voglio tradurre, da nonviolento, questa mia convinzione, della quale ad ogni livello intendo rispondere: c'è l'obbligo da parte mia di denunciare anche e soprattutto a livello giudiziario, in ogni sede concepibile, questo comportamento. Dovrò operare, nel quadro delle decisioni assunte dal nostro movimento, per questo obbligo, per non esser considerato colpevole di un reato omissivo, uno dei reati più gravi in una democrazia".
Si potrebbe continuare a lungo e scoprire così come quella spregiudicata arte di “giocare il possibile contro il probabile”, come ripete Pannella, abbia influenzato anche eticamente il degrado che vive la politica italiana.
L’ambiguità eletta a sistema. “Radio Radicale la facciamo esistere per far divertire Pannella, che non conta un cazzo”, dice Gaetano Quagliariello. E così, mentre i radicali sono impegnati a demolire i principi del diritto naturale, Governi di destra e sinistra e il fior fiore dei parlamentari cattolici, consentono che la loro radio sia considerata servizio pubblico d’interesse generale e riceva dieci milioni di euro l’anno, più gli importi della legge sull’editoria, più il danaro proveniente dall’accordo elettorale con il PD, più le pensioni dei loro ex deputati.
Incassano denaro pubblico e sono i più candidi di tutti. Gli altri? Tutti ladri, che si “spartiscono il bottino”. Per le prossime elezioni, dopo un digiuno nel corso del quale era stato eletto a monumento nazionale, anche da parte di molti cattolici, compresa la Conferenza Episcopale Italiana, che ha aderito ufficialmente alla proposta dell’amnistia, Pannella si è inventato la “Lista di scopo – Amnistia, Giustizia, Libertà”, com’è stata chiamata la lista per far eleggere i radicali.
Ammiccamenti con tutti. Con Monti, Berlusconi, Bersani. L’uno valeva l’altro. Si chiedeva l’accoglienza “per salvare la Repubblica da se stessa e dalle condanne della Corte europea sulla situazione del carcere”, mica per far eleggere qualche radicale, quando mai.
Ora, Storace fornisce una sponda per le regionali del Lazio. Pannella se la giocherà fino all’ultimo, ne siamo certi, per aprire una breccia nello schieramento del Pdl a livello nazionale e per costringere Berlusconi ad accogliere qualche candidato nell’ultima ora disponibile.
Se non ci riuscirà, sarà pronto alla successiva battaglia: far eleggere Emma Bonino al Quirinale. La strada è spianata proprio da quel dissenso che è stato fatto trapelare ad arte tra i due. In realtà, nessun dissenso ci può essere tra i radicali. Chi dissente se ne va o è “costretto” ad andarsene, salvo poi mantenere legami solidissimi con gli ex amici nei posti e nei ruoli che contano. Basta guardare alla storia degli ultimi vent’anni e scorrere le liste degli altri partiti per accorgersene.
Dopo 35 anni di ininterrotta presenza parlamentare, salvo la parentesi di 5 anni di Commissaria europea, prima delle vacanze di Natale Emma Bonino aveva dichiarato di voler fare politica in altro modo e di non candidarsi più. La notizia, che aveva fatto rattristare molti, era delle più incredibili che si potesse immaginare sulla faccia della terra.
Invece, la Bonino qualche giorno fa aveva stupito tutti. Trascorsi i giorni del ricovero ospedaliero del Digiunatore, messa contestualmente in campo la “lista di scopo”, la Bonino ha dichiarato: “In merito al lancio Adn-Kronos di questo pomeriggio riguardo a una mia eventuale non partecipazione alle prossime elezioni, desidero precisare che sarò candidata a sostegno della Lista di scopo ‘Amnistia, Giustizia e Libertà’ promossa dai Radicali” ed ha aggiunto: “L'ennesima condanna da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per il trattamento inumano e degradante dei detenuti nelle nostre carceri conferma ciò che noi radicali sosteniamo da anni sulla malagiustizia in generale e sull'illegalità e disumanità del nostro sistema penitenziario in particolare, e conferma la assoluta necessità ed urgenza di essere presenti alle prossime elezioni con la Lista ‘Amnistia, Giustizia e Libertà’”.Quale misericordia per gli ultimi e quale spirito umanitario! Ora, alla Bonino non resta che “digerire” l’ennesima giravolta del suo leader, in attesa che le vicende maturino e che la sua popolarità si rafforzi. Lei, la donna più affidabile in politica, secondo le donne italiane intervistate dal settimanale “Grazia” e che batte Emma Marcegaglia, Susanna Camusso, Giorgia Meloni e Elsa Fornero, oltre a un grande avvenire dietro le spalle, ha un futuro spianato in quest’Italia cialtrona che viviamo.
(*) Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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