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di Luigi Vinciguerra
Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede invitando tutti i cattolici ad approfondire il Credo.
Non è un caso che il Papa abbia scelto per l’Anno della Fede due anniversari: il ventesimo del Catechismo della Chiesa Cattolica e soprattutto il cinquantesimo dell’inizio del Concilio Vaticano II. Il legame c’è. Non entrando nel merito del dibattito sul Concilio (ermeneutica della continuità, ambiguità di varie affermazioni conciliari, linguaggio pastorale e non definitorio, etc…), tutti coloro che non hanno nei confronti di questo Concilio un atteggiamento idolatrico
Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede invitando tutti i cattolici ad approfondire il Credo.
Non è un caso che il Papa abbia scelto per l’Anno della Fede due anniversari: il ventesimo del Catechismo della Chiesa Cattolica e soprattutto il cinquantesimo dell’inizio del Concilio Vaticano II. Il legame c’è. Non entrando nel merito del dibattito sul Concilio (ermeneutica della continuità, ambiguità di varie affermazioni conciliari, linguaggio pastorale e non definitorio, etc…), tutti coloro che non hanno nei confronti di questo Concilio un atteggiamento idolatrico
convergono sul fatto che da esso le cose non sono certo migliorate, bensì peggiorate. Non solo la celebre espressione di Paolo VI: «Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio», ma anche recentemente Benedetto XVI, proprio nel discorso che ha fatto a braccio salutando i giovani dell’Azione Cattolica riuniti per ricordare il cinquantenario dell’inizio del Concilio, ha ribadito quanto siano state disattese le speranze dei padri conciliari; e anche lui ha parlato del fatto che ci si attendeva una “primavera” e invece c’è stato un lungo “inverno”.
Da qui la necessità di recuperare la Fede. Il ventesimo anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica si offre bene come monito per riprendere il catechismo, poiché si è diffuso tra i cattolici un evidente “analfabetismo religioso”.
Dunque, è necessario impegnarsi nello studio della Dottrina e anche, ovviamente, per la sua diffusione. Ma in questa evidente crisi della Fede, non c’è solo l’ignoranza dei contenuti dottrinali, ma anche qualcos’altro che fa da premessa a tutto, ovvero la non conoscenza di cosa sia davvero la Fede cattolica. Cioè cosa è davvero l’Atto di Fede. Se, cioè, la Fede cattolica ha una sua peculiarità o può essere confusa con altri concetti di fede.
Ebbene, è uscito in questi giorni un agile libretto (appena 72 pagine) che ha come significativo titolo una domanda la cui risposta non può essere data per scontata: Qual è la vera fede cattolica? L’autore è Corrado Gnerre, iniziatore de Il Cammino dei Tre Sentieri
In questo libro, Gnerre precisa, con linguaggio semplice e adatto ad ogni tipo di lettore, in cosa consista l’originalità e l’essenza del concetto cattolico di Fede. L’autore presta particolare attenzione a smontare due errori, entrambi diffusi dal modernismo teologico e dal successivo neomodernismo: 1) la fede come semplice esperienza e 2) la fede come esclusivo atto intellettuale – che Gnerre chiama più semplicemente fede-esperienza e fede-intellettuale.
La risposta a questi due errori consiste nel recuperare il concetto tradizionale di fede cattolica, la fede come assenso dell’intelletto alle verità rivelate. Questa definizione tradizionale è perfettamente corrispondente ad una possibile recente definizione, già data dall’allora cardinale Ratzinger: intelligenza della fede. Dunque, né fede-esperienza né fede-intellettuale, bensì intelligenza della fede. Nella fede cattolica bisogna recuperare la successione logica intelletto-esperienza, nel senso che è sempre la verità che giudica l’esperienza non viceversa. D’altronde quanti danni fa un concetto di fede incentrato solo sull’esperienza, dove cioè l’esperienza diviene il criterio della fede stessa. Se dico: sono cristiano perché mi sento felice di esserlo, come faccio a rispondere se un appartenente di un’altra religione mi dice la stessa cosa, e cioè che anche lui è felice di essere un non cristiano? Ovviamente non si può nemmeno cadere nell’errore opposto, cioè fare dell’intelletto il tutto della fede. Se fosse così, Lucifero, che ha una cultura superiore a quella di qualsiasi uomo, avrebbe una grande fede … e invece è nel profondo dell’inferno. La vera fede è, prima, esercizio dell’intelligenza, poi affidamento, affidamento come esito dell’esercizio dell’intelligenza: intelligenza della fede, per l’appunto.
Da Riscossa Cristiana 4 dicembre 2012
Da qui la necessità di recuperare la Fede. Il ventesimo anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica si offre bene come monito per riprendere il catechismo, poiché si è diffuso tra i cattolici un evidente “analfabetismo religioso”.
Dunque, è necessario impegnarsi nello studio della Dottrina e anche, ovviamente, per la sua diffusione. Ma in questa evidente crisi della Fede, non c’è solo l’ignoranza dei contenuti dottrinali, ma anche qualcos’altro che fa da premessa a tutto, ovvero la non conoscenza di cosa sia davvero la Fede cattolica. Cioè cosa è davvero l’Atto di Fede. Se, cioè, la Fede cattolica ha una sua peculiarità o può essere confusa con altri concetti di fede.
Ebbene, è uscito in questi giorni un agile libretto (appena 72 pagine) che ha come significativo titolo una domanda la cui risposta non può essere data per scontata: Qual è la vera fede cattolica? L’autore è Corrado Gnerre, iniziatore de Il Cammino dei Tre Sentieri
In questo libro, Gnerre precisa, con linguaggio semplice e adatto ad ogni tipo di lettore, in cosa consista l’originalità e l’essenza del concetto cattolico di Fede. L’autore presta particolare attenzione a smontare due errori, entrambi diffusi dal modernismo teologico e dal successivo neomodernismo: 1) la fede come semplice esperienza e 2) la fede come esclusivo atto intellettuale – che Gnerre chiama più semplicemente fede-esperienza e fede-intellettuale.
La risposta a questi due errori consiste nel recuperare il concetto tradizionale di fede cattolica, la fede come assenso dell’intelletto alle verità rivelate. Questa definizione tradizionale è perfettamente corrispondente ad una possibile recente definizione, già data dall’allora cardinale Ratzinger: intelligenza della fede. Dunque, né fede-esperienza né fede-intellettuale, bensì intelligenza della fede. Nella fede cattolica bisogna recuperare la successione logica intelletto-esperienza, nel senso che è sempre la verità che giudica l’esperienza non viceversa. D’altronde quanti danni fa un concetto di fede incentrato solo sull’esperienza, dove cioè l’esperienza diviene il criterio della fede stessa. Se dico: sono cristiano perché mi sento felice di esserlo, come faccio a rispondere se un appartenente di un’altra religione mi dice la stessa cosa, e cioè che anche lui è felice di essere un non cristiano? Ovviamente non si può nemmeno cadere nell’errore opposto, cioè fare dell’intelletto il tutto della fede. Se fosse così, Lucifero, che ha una cultura superiore a quella di qualsiasi uomo, avrebbe una grande fede … e invece è nel profondo dell’inferno. La vera fede è, prima, esercizio dell’intelligenza, poi affidamento, affidamento come esito dell’esercizio dell’intelligenza: intelligenza della fede, per l’appunto.
Da Riscossa Cristiana 4 dicembre 2012
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