di Danilo Quinto
Insieme ai temi legati alla bioetica, ci sarà di sicuro un altro tema che la prossima campagna elettorale abolirà: quello dell’immigrazione. Eppure, questa è una questione centrale da diversi anni e sempre più lo sarà nel futuro. “Quello dell’emigrazione è un fenomeno che – dice la ‘Caritas in
veritate’ – che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale (…) Bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la nazione italiana”.
Il monito del Papa viene costantemente disatteso nel nostro paese ed occorre prendere atto di questa realtà. Tendiamo a rispettare le culture altrui, come se questo volesse dire che ci sono diritti e doveri separati per gli italiani e per coloro che provengono da altri Paesi o che appartengono ad un’etnia come quella dei rom. Alcune comunità o tribù rom trattano con “disinvoltura” i bambini: li esibiscono sui marciapiedi delle nostre città, mentre dormono o vengono allattati dalle loro madri o li addestrano, sin da piccolissimi, a raccattare elemosine o a commettere furti. Molti dicono: fa parte della loro tradizione. È una vergogna che fa scandalo, quest’affermazione. E’ di diritto quello Stato che per rispetto delle culture altrui, acconsente che situazioni di questo tipo accadano e che considera legibus solutus una parte di coloro che vivono sul suo territorio?
Solo un’Europa consapevole della sua identità, potrebbe essere in grado di attuare un’accoglienza e integrazione vere delle donne e degli uomini che migrano sempre più numerosi nel suo territorio, facendo rispettare a queste persone – come loro primario dovere – le leggi dei territori che scelgono per la loro nuova vita. Se questa consapevolezza viene meno – com’è venuta meno in un continente che rifiuta di scrivere nella sua Costituzione i termini “giudaico” e “cristiana”, rifiutando così di riconoscere la ragione anche storica della sua esistenza – la conseguenza è devastante: si rischia di soccombere, di farsi sopraffare, di cancellare millenni di storia e di civiltà. La secolarizzazione e il relativismo provocano proprio questo: insieme al venir meno dell’identità della persona umana, viene meno l’identità collettiva di popoli interi. Una nuova evangelizzazione dell’Europa, una volta cristiana, è urgente e non più rinviabile, se si vuole impedire che il processo descritto conosca una sua irreversibilità.
Il monito del Papa viene costantemente disatteso nel nostro paese ed occorre prendere atto di questa realtà. Tendiamo a rispettare le culture altrui, come se questo volesse dire che ci sono diritti e doveri separati per gli italiani e per coloro che provengono da altri Paesi o che appartengono ad un’etnia come quella dei rom. Alcune comunità o tribù rom trattano con “disinvoltura” i bambini: li esibiscono sui marciapiedi delle nostre città, mentre dormono o vengono allattati dalle loro madri o li addestrano, sin da piccolissimi, a raccattare elemosine o a commettere furti. Molti dicono: fa parte della loro tradizione. È una vergogna che fa scandalo, quest’affermazione. E’ di diritto quello Stato che per rispetto delle culture altrui, acconsente che situazioni di questo tipo accadano e che considera legibus solutus una parte di coloro che vivono sul suo territorio?
Solo un’Europa consapevole della sua identità, potrebbe essere in grado di attuare un’accoglienza e integrazione vere delle donne e degli uomini che migrano sempre più numerosi nel suo territorio, facendo rispettare a queste persone – come loro primario dovere – le leggi dei territori che scelgono per la loro nuova vita. Se questa consapevolezza viene meno – com’è venuta meno in un continente che rifiuta di scrivere nella sua Costituzione i termini “giudaico” e “cristiana”, rifiutando così di riconoscere la ragione anche storica della sua esistenza – la conseguenza è devastante: si rischia di soccombere, di farsi sopraffare, di cancellare millenni di storia e di civiltà. La secolarizzazione e il relativismo provocano proprio questo: insieme al venir meno dell’identità della persona umana, viene meno l’identità collettiva di popoli interi. Una nuova evangelizzazione dell’Europa, una volta cristiana, è urgente e non più rinviabile, se si vuole impedire che il processo descritto conosca una sua irreversibilità.
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