“Io ci sto”

di Danilo Quinto
La paventata candidatura del magistrato Antonio Ingroia nella lista “arancione” che sta dando vita il Sindaco di Napoli De Magistris, anche lui magistrato, pone un ulteriore serio problema rispetto al rapporto tra poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), così come praticata negli
Stati democratici da oltre due secoli. Se è vero, infatti, che ai magistrati non può essere sottratto il diritto all’elettorato passivo, è anche vero che il loro mettersi in aspettativa per candidarsi ad elezioni politiche nazionali, per diventare Sindaci o assessori locali – e i casi sono innumerevoli – e poi tornare, a conclusione del mandato, a svolgere il loro lavoro, concorre a creare confusione. Lascia anche qualche dubbio, per usare un eufemismo, che alcuni magistrati utilizzino le loro inchieste e per giunta ne parlino pubblicamente, intervenendo a trasmissioni televisive o scrivendone sui giornali, per costruirsi carriere politiche. Nel caso di Ingroia, c’è qualcuno che afferma come sia “l’uomo giusto per la nuova resistenza”. Quale resistenza e nei confronti di chi?

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