di Danilo Quinto
“Tutto quello che so è che debbo morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare”. Così scriveva Blaise Pascal nei “Pensieri”.
Nutrire consapevolezza di dover morire e di non poter evitare la morte, può rendere più sereno il nostro cammino su questa
terra e stemperare quel delirio di onnipotenza, che spesso rende infelici le nostre vite, affannate alla ricerca di progetti vacui, fallaci, inutili perché solo materiali.
La morte appartiene alla nostra vita. È il momento nel quale la nostra anima incontrerà l’infinito, nelle tenebre o nella luce, a seconda di come ci saremo comportati su questa terra, di quanto avremo amato gli altri, soprattutto coloro che ci odiano, di quanto ci saremo spogliati delle cose terrene, di quanto avremo anelato l’incontro con Dio.
Noi, ha ragione Pascal, ignoriamo la morte. Della morte non si parla. Come non si parla del diavolo e dell’inferno. Non se ne parla neanche nelle Chiese. Nel giorno dei morti, un tempo, si facevano dire Messe per gli antenati, si pregava per loro e si chiedeva loro di accompagnarci con il loro sguardo benevolo su questa terra, in attesa, un giorno, di reincontrali al cospetto di Dio.
Oggi, tutto questo è passato di moda. La modernità ci priva dell’essenza stessa della nostra natura umana, della nostra intima e profonda identità, fatta a immagine e somiglianza del Creatore. Non consideriamo quanto Egli ci ami. Non ce ne importa più nulla. Viviamo come se Egli non esistesse, come se noi su questa terra fossimo già morti. Perché siamo morti dentro.
Però, ogni tanto, guardandoci attorno scopriamo che esistono persone buone, che anche solo con un sorriso ci riscaldano l’anima. D’improvviso, allora, ci appare il cielo, quello che insistentemente cerchiamo nella liturgia. È proprio questo l’unico momento dell’esistenza umana nel quale la terra e il cielo s’incontrano nella comune preghiera, dell’uomo con i Santi del Cielo: un unico coro per un Unico, Vero e Trino Dio. La terra, la vita è solo uno strumento per arrivare a Lui. Ecco, perché solo noi cristiani possiamo dire “Viva la morte, che ci rende nelle mani del Padre”.
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