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di Danilo Quinto
C’era una mia vecchia zia che si chiedeva perché durante le omelie non si parlasse né del diavolo, né dell’inferno, né della morte. Poi, una risposta se la diede. Si può parlare di cose in cui si crede, mi disse un giorno.
Molti Ministri di Dio non ne parlano, perché non ci credono. Pensano che il cattolicesimo sia una religione fatta di simboli, di riti, di immagini esteriori. Non credono al diavolo come realtà spirituale, presente nella vita di ciascuno di noi, nel nostro
interno, nella battaglia quotidiana che si deve combattere contro la sua presenza. Non credono all’inferno, a quelle lingue di fuoco perenni che tormentano le anime dei dannati e le fanno soffrire per sempre della mancanza di vedere Dio. Della morte, poi, hanno paura, troppo attaccati come sono alle cose mondane, alle avidità, al potere, a tutto quello che appartiene ad un’esistenza che nulla ha da dire e da insegnare. Per questo, non parlano del dover morire.
La vecchia zia, col tempo, era diventata saggia. Se un’omelia la costringeva, invece di ascoltare, a recitare il rosario, conclusa la Messa si andava subito a confessare.
2 commenti:
Non tutti i sacerdoti sono così, però ne esistono. Siccome chiedevo una benedizione della casa perchè temevo non fosse mai stata benedetta e volevo evitare la presenza del demonio, mi rispose che, se il motivo era quello, non sarebbe venuto. Allora ho sparso io l'acqua benedetta dappertutto recitando un Pater Ave Gloria.
Mi sembra però che gli Ortodossi diano più importanza a questa faccenda: in u na loro chiesa vi erano dei recipienti dai quali si poteva prendere l'acqua; da noi è difficile riuscire ad averne anche dopo la Pasqua.
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