Monti e la corona di ferro di Napoleone


di Danilo Quinto
È il 26 maggio 1805. Napoleone è davanti all’altare principale del Duomo di Milano, dove sta per essere incoronato Re d’Italia. Non è nuovo alle incoronazioni, il generale. Un anno prima, il Papa Pio VII era andato di persona a Parigi per porre sul suo capo la corona di Imperatore dei francesi. A Milano, c’è solo un Cardinale, che tergiversa a concludere la cerimonia. La leggenda narra che Napoleone s’infastidisce. Fa un passo verso la corona. Afferra il simbolo del potere, se
lo pone sul capo e grida: “Dio me l’ha data. Guai a chi me la tocca”.

Sono passati oltre duecento anni da allora, ma in fondo le cose non sono tanto cambiate. C’è sempre chi, all’interno della Chiesa, intende occuparsi di cose mondane, che non gli competono. È il caso del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che la scorsa settimana, parla di elezioni e dello “spettro astensione, che circola e rischia di apparire a troppi come la lezione da assestare a chi non vuol capire”, invitando a “non sottovalutare il sentimento ostile che si è fatto strada nella cittadinanza”. Come se la cittadinanza, o cosiddetta società civile, fosse immune dalle nefandezze di cui si rende protagonista la politica. “Alle elezioni bisogna prepararsi seriamente”, dice Bagnasco, "non con operazioni di semplice cosmesi, portando risultati concreti per il Paese".
Chi può portare i risultati concreti e seri, tanto attesi da un paese allo stremo, dove le aziende chiudono a centinaia al giorno, dove aumentano povertà e fame di milioni di persone, dove ci si è indebitati per i prossimi vent’anni, in accordo con l’Europa delle banche e dell’alta finanza? Mario Monti, naturalmente. Il nuovo Re d’Italia e d’Europa.
Bagnasco si pronuncia apertamente per un Monti-bis, chiedendo, nell’interesse di tutti, che il governo adempia ai propri compiti urgenti per “mettere il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti ed altamente rischiose”. "È chiaro interesse di tutti che il governo votato dal parlamento adempia ai propri compiti urgenti, e metta il paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose", dice il presidente della Cei. Nel frattempo, la politica deve riempire operosamente la scena arrivando a riforme tanto importanti quanto attese".
Il giorno dopo, fa eco a Bagnasco il segretario della CEI, Monsignor Crociata. "Noi vescovi siamo preoccupati per la situazione del paese - dice Crociata -  e, come tutti i cittadini, siamo attenti a qualsiasi soluzione che porti a un sollecito superamento della crisi. Per i momenti eccezionali è richiesta una coesione accresciuta tra le forze che hanno a cuore il futuro del paese". Aggiunge: “È improprio parlare di commissariamento; il rafforzamento dell'Unione è un'esigenza ‘positiva’”.
Di quale Unione sta parla Mons. Crociata? Di quell’Unione di un continente ormai secolarizzato, culla del relativismo occidentale, prono a fare strame, con le leggi nazionali e con le direttive del Parlamento europeo, dei principi del diritto naturale, sulle “materie” che più dovrebbero stare a cuore e alla ragione dei Vescovi, anche italiani: quelle legate alla vita, dal concepimento alla morte naturale, all’identità della persona umana creata da Dio maschio e femmina. Mons. Crociata sta parlando anche di quell’Unione che affida ad organi come la BCE, che nulla hanno a che fare con la sovranità degli Stati, le sorti economiche di interi popoli. Si massacrano le persone, si massacra il diritto, si massacrano i popoli, in quest’Unione europea che lei decanta, Mons. Crociata. Questa è la verità.
Intanto, Monti prende coraggio. Va in America e si rende disponibile per il dopo elezioni. Sempre per il bene del paese, s’intende. Non importa che il suo Ministro della Pubblica Istruzione proponga di abolire l’ora di religione o che la sua Ministra del Lavoro, parlando a febbraio di omosessuali e transgender, in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, dica: "La diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli. I semi si gettano tra i bambini e soprattutto nelle scuole”. Non importa. Sono inezie. È evidente poi, dicono i giornali bene informati, che se Bagnasco e Crociata hanno parlato in quel modo, Monti ha l’appoggio di Benedetto XVI. Anche Casini si sta battendo a suo favore. Fini e Montezemolo, pure. Tutti in piedi. Ad applaudire. Si supererà anche il no di Bersani, che dovrà stare più attento a Renzi che a Monti e il ni di Alfano, che chiede che il Presidente del Consiglio si candidi. Su questo, nessun problema, c’è l’imbarazzo della scelta. Potrebbe addirittura rispuntar fuori l’intenzione di Riccardi di una formazione ad hoc che sostenga Monti. Tutti cattolici doc. È chiaro.
C’è solo qualche voce isolata. Qualche cattolico sparso qua e là, che prova a pensare e qualche volta a dire che Dio conosce solo la corona di spine che gli uomini hanno infilato nella testa di Suo figlio, che Dio – ed anche il Suo rappresentante in terra – non depongono corone sulla testa di alcuno per usi mondani. Chi vuol parlare, parli per sé. Chi si vuol schierare, si schieri per sé.

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