di Roberto Dal Bosco
I giornali e i social network sono zeppi di commenti, vuoi amichevoli vuoi critici, sull’impresa di Grillo che attraversa a nuoto lo stretto.
D’Annunzio volava su Vienna, il Grillo invece non ha idea migliore di immergere la sua flaccida, caricaturale figura e percorrere una abissale distanza (poco più di 3 km) che mediamente si può coprire
mediamente con una bella mattinata in piscina. La Manica sarebbe un altro paio di maniche (34 km), così come, a voler essere simbolici, la cosa seria - atleticamente e geopoliticamente - sarebbe coprire i 180 km dello stretto di Formosa da Fujian, città della Cina Popolare da cui, nei giorni tersi, si vedono le macchine correre sulle strade taiwanesi.
Comunque sia, è stato impossibile, per tutti, evitare l’associazione mentale con Saddam e con Mao Zedong, dittatori-nuotatori più popolari di Grillo (della cosa, secondo me, il nostro nella sua mente ne soffre davvero) ma con idee non troppo dissimili, almeno, dal punto di vista della dignità della persona umana: Casaleggio nel suo video Gaia, plaude ad una prospettiva di guerra che stermini sei miliardi di persone, Mao si è accontentato, tra aborti forzati e il disastro del Daiyuejin (il “grande salto in avanti”) di qualche decina di milioni di morti; Saddam invece le armi biologiche, invocate apertis verbis nel succitato video di Casaleggio, le ha usate per sterminare la sola popolazione dei Curdi. Insomma, dei genocidi dilettanti.
Ma a colpirmi davvero non è la boria totalitaria di Grillo, che si sente già padrone non solo della politica ma anche dello spirito dell’Italia, depositario stesso del senso della giustizia, messianico funzionario dello Zeitgeist di hegeliana memoria.
A colpirmi è il fatto che nessuno ha messo sufficientemente in risalto il vero sottotesto dell’impresa natatoria del comico genovese, al quale, per inciso, il mare non sempre ha portato fortuna, visto che una quindicina d’anni fa ha fatto colare a picco il suo yacht per la sua incapacità nautica: finì sugli scogli come i marinai della domenica.
A colpirmi è che il gesto acquatico dello sgraziato arruffapopoli è un vero manifesto della decrescita, del controsviluppo, della de-industrializzazione del paese.
Non è un segreto per nessuno il fatto che il Grillo - che è imbevuto di ideali ambientalisti vuoi per opportunismo politico, vuoi per marketing dello spettacolo, vuoi per lavaggi del cervello da parte dell’inquietante Casaleggio - è uno strenuo nemico del Ponte sullo Stretto.
Ossia: una grande opera, complessa quanto si vuole, ma necessaria allo sviluppo delle terre meridionali. E se non la si ritiene nemmeno necessaria (le scuse per non costruirlo sono milioni, alcune anche molto offensive), bisogna comunque ritenerla doverosa: un paese che non riesce a concepire una simile opera, che paese è? In Cina, in meno di 5 anni, dall’approvazione del progetto, hanno costruito i 35 km del Ponte sulla Baia di Hangzhou, collegando Ningbo e Shanghai con una tratta di 280 km invece che i 400 precedenti: una capolavoro di ingegneria civile e di civiltà tout court, realizzato ed inaugurato tre mesi prima delle olimpiadi.
Quello che ci dice Grillo con la sua buffonesca nuotatina, è semplicemente che noi italiani, che nella fantasia dei suoi adepti dovremmo prendere a modello, in Sicilia dobbiamo pensare di arrivarci così, perché nelle sue fantasie. Traghetti punto e basta, poi un giorno magari neanche quelli, caricheremo i vagoni del treno su galee o chiatte a remi, poi neanche più quelli perché il treno inquina e deturpa il paesaggio (vedi TAV), quindi tutti a nuoto tra Scilla e Cariddi.
Il nuoto è una attività naturale, ecologica, fa bene all’ambiente e al corpo umano. La decrescita vien nuotando. Gaia, il pianeta vivente, ringrazia felice: l’umanità torni all’energia muscolare, che è ad impatto zero.
Ora, in questa osceno spettacolo ecofascista andato in onda, c’è un elemento della natura che è mancato davvero: gli squali.
Lo stretto, vuoi per il sangue delle tonnare, vuoi perché lì le acque offrono un habitat biologicamente ideale, è da sempre un luogo ben popolato da pescecani. Il Charcharodon carcharias, più noto come Squalo Bianco (sì, quello enorme con i dentoni immortalato dai film di Spielberg) tra Reggio e Messina è di casa.
Ecco, finire sbranato da uno squalo, non sarebbe stato un vero, grande atto di decrescita? La riduzione di una bella traccia di CO2, visto che al personaggio piacciono, con esiti tra il ridicolo e il tragico, gli yacht e i fuoristrada?
Squalo contro grillo. Cosa c’è di più ecologico della catena alimentare? Non è una legge di Gaia quella per cui l’animale più grande mangia il più piccolo? Chi siamo noi per alterare le leggi della zoologia, le leggi che rendono perfetto questo meraviglioso pianeta azzurro? Liberiamo i beagle perché non vengano vivisezionati (pazienza se poi i risultati degli esperimenti salvano delle vite umane, come sarebbe stato nel caso del Talidomide), e vogliamo negare ad un pescecane il suo diritto di mangiare un politico?
Grillo divorato dagli squali, un grande manifesto per la civiltà del paese. Scilla e Cariddi che tornano, sotto terrifiche sembianze ittiche, per essere da monito alla hybris degli uomini più che mai smarriti.
Mi augurerei che lo seguissero in molti del suo partito (e non solo del suo...), che è il partito dei troll ecofascisti, il luogo del rancore nerd frammisto alla cultura della morte, al pensiero antiumano più tronfio e suicida. A dare alla morte a quella umanità che non vuole più vivere (perché invecchia, perché inquina, perché è di troppo) può e deve pensarci lo squalo bianco.
Viva Scilla, Viva Cariddi!
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