A dieci anni, s’impicca nel bagno di casa


di Danilo Quinto
L’hanno descritto come un bambino sensibile. Come se i bambini non fossero tutti sensibili. Come se i bambini non fossero persone, con la loro identità, i loro sogni, i loro tormenti, le loro gioie, le loro sofferenze, i loro pensieri. Il loro mondo, che spesso noi adulti non sappiamo interpretare, che non sappiamo rispettare, che asserviamo ai nostri interessi, ai nostri bisogni, alle nostre beghe.
Quel bambino sensibile si è impiccato. A dieci anni. Nel suo bagno di casa. Legando la sciarpa al collo e appendendola al sifone dello scarico. L’hanno trovato così i nonni, con i quali viveva la maggior parte del tempo della sua giornata. Il padre e la madre lavoravano tutto il giorno e si stavano separando. Per questo, non vivevano più insieme. Si va, ora, alla ricerca di spiegazioni. Una delusione scolastica? Un litigio a scuola? Oppure il sentimento d’inquietudine che dentro di sé andava coltivando per la dissoluzione della sua famiglia?

A Padova, qualche settimana fa, un bambino è stato trascinato via dalla sua scuola, dai suoi affetti, da sua madre, in forza di una sentenza di un giudice voluta dal padre. Con violenza. Contro la sua volontà. Come fosse un pacco regalo.

Intanto, c’è chi chiede a questo Parlamento di varare le norme sul divorzio breve, già approvate in Commissione dalla Camera. “Per avvicinare il nostro Paese alle altre legislazioni europee, evitare procedimenti costosi e lunghi anni di separazione obbligatoria in cui si costituiscono nuove famiglie senza tutele e diritti, oltre a ingolfare inutilmente i tribunali”, dicono i radicali. Nel frattempo, il Presidente del Consiglio va alla Festa della Famiglia promettendo per il nuovo anno 50 milioni di euro a sostegno dell’istituto familiare. Solo promesse su cose materiali. Non una parola sulla distruzione della famiglia che è stata operata in questi decenni, sui matrimoni che falliscono, sulle separazioni e i divorzi che vengono concessi con estrema facilità, sui figli che vengono sballottati e contesi, sulla piaga degli aborti, su quella crisi della natalità che è a fondamento della speranza che un popolo deve serbare per il proprio futuro. Così, badiamo bene, si annienta una civiltà.

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