di Nichelino online
Le vicende politiche e giudiziarie dei tesorieri dei partiti recentemente hanno di nuovo tenuto banco. Affari, spese folli, fiumi di soldi pubblici incanalati per faccende private. Ovviamente senza che i leader politici, poveretti, ne sapessero nulla. Tempi duri per i tesorieri. Strano che nel gran polverone i media abbiano parlato pochissimo del tesoriere, ora ex, del Partito Radicale.
E dire che ha rimediato una condanna definitiva per appropriazione indebita, a tempo di record. Per una volta la lenta e tortuosa giustizia
italiana ha dato prova di efficienza.
Danilo Quinto, si chiama. Per vent’anni ha fatto parte del cerchio magico di Pannella e soci; per dieci è stato tesoriere del Partito Radicale nazionale e transnazionale manovrando, come i colleghi dei partiti maggiori, somme dai molti zeri. Cifre da capogiro per un partitino, da tempo rappresentato in Parlamento più per furbesche alchimie (per usare un eufemismo) che per consenso popolare.
La storia dell’appropriazione indebita (230 mila euro) è saltata fuori dopo che Danilo Quinto aveva rotto con Pannella. Dal canto suo l’ex tesoriere ha fatto causa, ancora in corso, per 5 milioni di contributi mai pagati, tredicesime e ferie non retribuite, danni morali e materiali.
C’è poi un altro, diciamo, piccolo particolare. Danilo Quinto ha voltato le spalle ai radicali dopo aver conosciuto una donna, una cantante lirica, fervente cattolica. Se ne è innamorato e l’ha sposata, ahimè, in chiesa. Ma non è tutto. Dopo quell’incontro il “tesoriere radicale” si è convertito al cristianesimo.
Ora, a qualche anno di distanza dalla vicenda, Quinto racconta tutto in un libro. Il titolo è abbastanza esaustivo: “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio”. Il sottotitolo va giù pesante sul mondo radicale definito come la “più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana”.
Di questa “partitocrazia immonda” - come suole chiamarla Marco Pannella – il Partito Radicale ha usufruito in questi decenni di tutti i servizi, privilegi e anche più. A cominciare da Radio Radicale che ha attinto – e lo fa tuttora – a ingenti contributi statali per il fatto che svolgerebbe un servizio di pubblica utilità trasmettendo in diretta le sedute del Parlamento. Anche adesso che Camera e Senato hanno fior di canali sul digitale terrestre e sul satellitare, siti internet, diretta streaming e bollettini giornalieri sulle reti RAI. Si è perso il conto dei soldi devoluti a Radio Radicale, emittente perennemente da salvare e a tutti i costi.
Nel pamphlet non manca una critica serrata all’ideologia dei radicali che Quinto non esita a definire come “la più diabolica setta politica italiana”. Un’ideologia in grado di impregnare e corrodere la società.“I radicali confondono e contrabbandano il desiderio come libertà – dichiara Danilo Quinto in un’intervista - La libertà non è desiderio, non è possibilità di fare tutto quello che si vuole, ci sono dei limiti che valgono per tutti sia credenti che non credenti, sia cattolici che atei, agnostici, tutti quanti. E quali sono questi limiti? Sono i principi del diritto naturale. Nella nostra società sta accadendo che non siamo più in grado di distinguere il bene dal male, non sappiamo più dare valore alle cose positive e a quelle negative. Il disastro è che le nuove generazioni non hanno per niente presente nella loro grande maggioranza questa necessità di distinzione che è alla base dell’antropologia umana”.
E’ solo il livore di un fuoriuscito rancoroso?
C’è chi, come la massoneria del Grande Oriente Democratico d’Italia, si è affrettato ad abbracciare questa tesi e a far quadrato in difesa del vecchio leader radicale. Lui può sparare a zero su tutto e tutti, ma guai a chi lo tocca. Perché sia chiaro: Marco Pannella deve risultare un benefattore della società civile, un faro del progresso. Anche quando palesemente deborda, cioè spesso. Come quando si presenta alle riunioni “mano nella mano con l’ultimo dei suoi fidanzati”, e poi lo impone “come futuro dirigente o futuro parlamentare”. O quando si fa trovare nudo nella vasca da bagno se un dirigente radicale gli va ad annunciare l’uscita dal partito. Pannella che fa lo sciopero della fame e della sete con una scorta di pipì nel frigo, pronta da bere, bollita e sterilizzata…
Questi ed altri aneddoti troviamo nel libro di Danilo Quinto.
Mettiamo pure che nell’animo del tesoriere, condannato per appropriazione indebita, alberghino l’acribia e - giusto per restare in tema - la radicalità tipica degli ex, saltati dall’altra parte della barricata. Ma qualcuno prima o poi dovrà spiegare come e perché un partito dal minimo peso elettorale sia riuscito in questi decenni a dettare l’agenda del Paese incassando nel contempo tanti denari.
Nichelino online 7 settembre 2012
1 commento:
Pannella è un grande e, proprio con queste alchimie rappresenta il politico di ieri, di oggi e anche di domani ... a meno che campa piu'di 100 anni credo che ne ha 83,.....
Che dire e'uscito un nuovo libro scritto dal famoso ANtonio G.D'Errico, che descrive in chiave e stile immediato un Pannella inedito...
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