Io sono Michele e sono sempre alla presenza di Dio


di Danilo Quinto
"Scoppiò quindi una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi (...)".
È il Libro dell’Apocalisse a dirci
che San Michele Arcangelo – si festeggia domani, 29 settembre, insieme a San Gabriele e a San Raffaele - è avversario del demonio, vincitore dell'ultima battaglia contro satana e i suoi sostenitori. I cristiani hanno così sempre considerato l'Arcangelo il più potente difensore del popolo di Dio. Nell'iconografia, sia orientale sia occidentale, San Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, che sottomette ai suoi piedi satana, raffigurato come dragone - mostro, sconfitto nella battaglia. Recita un'antica invocazione: "San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio". L'Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo. Questa sua funzione è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera per l'offertorio della messa dei defunti: "Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno; San Michele, che porta i tuoi santi segni, le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza." La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Per questo, in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre, nei primi secoli del Cristianesimo, specie presso i Bizantini, Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini. San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare l'ufficio dell'assistenza davanti al trono della Maestà Divina. Egli stesso si presentò così al Vescovo Lorenzo: «Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio». Ed infatti la liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo l'incenso: "Per intercessione di San Michele Arcangelo che sta alla destra dell'altare dell'incenso, degnati di accettare e benedire quest'offerta dell'incenso".

Sono quattro le apparizioni che la tradizione ci tramanda di San Michele Arcangelo. La più antica è datata 490 d.C. Così narra un'operetta agiografica, datata tra il V e l'VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):«Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a seguito delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall'ira perché il toro pascolava da solo, prese l'arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l'aveva lanciata».

Turbato dall'evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l'Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l'uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va', perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano». Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell'Arcangelo.

Sono trascorsi quindici secoli da allora: in Puglia, sul Monte Gargano, la Città di Monte Sant'Angelo accoglie il più celebre santuario dell'occidente latino dedicato all'Arcangelo Michele, posto sulla sommità del massiccio montuoso, costituito da un complesso di costruzioni di varie epoche intorno alla Grotta naturale. E’ un luogo di culto e di preghiera. Un luogo straordinario, dove si vive la presenza di Dio e ci si alimenta del suo amore, per combattere ogni giorno, sotto la protezione della Vergine Maria e dell’Arcangelo Michele, le insidie minacciose del demonio.

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