Il potere della tenebre


Pubblichiamo la relazione tenuta dal Dott. Luca Poli alla presentazione del volume "Da servo di Pannella a figlio libero di Dio" nella sede della Provincia di Bari alla presenza della massime cariche civili locali.

Contribuisco con questo intervento – come ne sono capace – alla presentazione del libro di Danilo Quinto: non senza una doverosa premessa di carattere personale, solo perché la ritengo indispensabile a render più chiari senso, contesto e provenienza di quanto sto per dire sul libro, ed anche per giustificare la mia presenza qui (per certi versi “atipica”). Il fatto è che questo libro, al di là dei suoi evidenti pregi oggettivi (e come tali fruibili da tutti), assume dal mio punto di vista un “valore aggiunto” che mi aveva fatto nascere il vivo desiderio di conoscere libro, ed ancor più Autore, quando appena ne avevo appreso, dal web, null’altro che la mera esistenza.
Affollatissima sala del Consiglio Provinciale di Bari per ascoltare Danilo Quinto

Sono un Medico Specialista in Neurologia, vivo e lavoro come Medico di Famiglia in un paese di 4000 anime sui monti del Trentino, dove sono anche nato, e dove rivesto la Vicepresidenza del MPV di Baselga di Pinè (così si chiama il
mio villaggio alpino). Vi sono però motivi “pesanti” per la mia presenza qui oggi, e sono di due ordini (uno remoto e l’altro prossimo).
Quello remoto e preminente è un dato autobiografico che ho in comune con l’Autore, poiché a metà degli anni 70 (anni 20 della mia età) ho vissuto per circa un lustro (fra il 1973 ed il 1978) in stretta contiguità personale e politica con Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia, Emma Bonino, Eugenia Roccella, Adele Faccio, Sergio Stanzani e molti altri dell’ambiente radicale di quegli anni, diventando radicale io stesso (provenivo dalla sinistra extraparlamentare del 68 trentino): ciò accadde durante una mia prolungata permanenza a Roma (6 mesi nel 1973), ed anche dopo il mio successivo rientro a Bologna (dove studiavo Medicina) questo rapporto si è mantenuto per altri quattro anni, periodo in cui sono arrivato a ricoprire la carica di membro per l’Emilia Romagna del Consiglio Federativo Nazionale del PR, continuando perciò la frequentazione delle persone che ho detto. Così porto responsabilità morali pesantissime per le “lotte” radicali di quegli anni (referendum sul divorzio 1974, campagna referendaria per l’aborto e costituzione dei centri CISA con Bonino, Faccio e Conciani 1975-1978); conosco bene e ricordo – per averci vissuto sia pure saltuariamente nell’arco di alcuni anni - quegli androni, scale, stanze di Via della Panetteria 2, di Largo di Torre Argentina 18, ed il clima anche umano che vi si respirava: confermo dunque di riconoscere pienamente, per averlo vissuto anch’io, l’ambiente umanamente desolante che emerge dal racconto di Danilo.
Il motivo prossimo della mia presenza qui è che finalmente ho conosciuto Danilo e la sua famiglia nell’agosto scorso in Trentino in occasione analoga a questa; e la sua storia, che già conoscevo per grandi linee dai media, mi è parsa ancor più bella, nobile, coraggiosa, e in una parola magnanima.
Il libro nasce perché a seguito di determinati fatti Danilo, ad un certo punto della sua vita,  prende la decisione  – presumo non facile né scontata – di rendere pubblica la sua vicenda personale e politica, e lo fa con questa interessantissima opera, preziosa e ricca di sostanza, in cui si intersecano in un appassionante intreccio almeno tre livelli contenutistici (politico, bioetico, spirituale), il che diversifica ed amplia la sua fruibilità per varie categorie di lettori: il politico sarà interessato principalmente al disvelamento dei meccanismi interni alla galassia radicale, il militante pro-life apprezzerà le sue considerazioni in vari campi della bioetica, le persone di sensibilità religiosa saranno più attratte dalla vicenda spirituale della sua conversione alla Chiesa Cattolica. Poiché è in quest’ultima categoria che in definitiva mi riconosco di più, il mio contributo insisterà specialmente su questo aspetto, anche perché lo considero antecedente e causale di tutto quanto è poi successo nella vita di Danilo, come nei suoi rapporti con la politica e con i temi della bioetica. Accenno dunque solo per punti essenziali ai primi due aspetti per soffermare maggiormente l’attenzione sul’altro (e preminente, dal mio punto di vista).
Nella ben nota, collaudata ed articolata strategia della Rivoluzione liberale (o se vogliamo, per restare in Italia, del regime laico e relativista), il PR ha da sempre svolto la funzione (tipicamente leninista) dell’avanguardia “illuminata”, minoritaria ma organizzatissima (e superlobbystica), cui vengono assegnati (dai Superiori Incogniti) compiti da nucleo incursori – teste di cuoio per lanciare il primo attacco, quello che apre la prima breccia in una delle tante battaglie di quella vera guerra di sterminio condotta, nella cultura e nella legislazione italiana, via via contro tutti i fondamenti ed i capisaldi della legge naturale e divina (attaccati in progressione graduale), ed in specie contro la famiglia e la società (finora rivoluzione sessuale – da veri eredi del 68 -, divorzio, contraccezione, aborto, fivet, ideologia omosessualista, eutanasia; domani magari pedofilia, incesto, infanticidio: sempre beninteso in nome dei diritti umani ed in vista del Governo Mondiale per imporre la dittatura della Felicità Universale promessa dal principe di questo mondo); e non stupisce, in questa manovalanza al soldo della Potestas Tenebrarum, la costante, violentissima polemica anticattolica, non di rado ammantata di citazioni scritturali (Diabolus simia Dei), e di ostentato appoggio a personaggi e settori ereticali che allignano nella stessa “Vigna del Signore” (Pannella cita spesso, elogiativamente, il prete apostata Ernesto Buonaiuti, uno dei padri del modernismo teologico, morto scomunicato). Costante è anche – ca va sans dire - l’inaudita aggressività contro la Chiesa come istituzione.  
Questa strategia per la demolizione rivoluzionaria delle istituzioni di diiritto naturale (quindi Divino) si applica abitualmente attraverso una scaletta operativa che prevede (come da un copione già letto) sempre le stesse tappe (in ottemperanza a quel gradualismo che è il principio operativo fondamentale di tutte le rivoluzioni): 1. Lancio mediatico, per ciascun tema, di casi estremi e “pietosi”; 2. Imposizione di assordante ed obnubilante dibattito sul tema presso i media, idoneo a creare nella c.d. “pubblica opinione” -> 3. L’opportuno “état d'esprit” fino a farle riconoscere ed anzi reclamare la necessità di un -> 4. Intervento legislativo che “regoli” la materia (nel senso di legittimare comportamenti ingiusti in principio), dapprima con apparenza “moderata” che preveda alcune limitazioni del comportamento ingiusto che si viene a legalizzare; 5. ci pensano infine le Consulte ed i Tribunali Europei per i Diritti dell’Uomo (giacobinamente intesi) a travolgere definitivamente quei paletti che avevano svolto la funzione di accalappiare il necessario consenso anche di qualche sprovveduto cattolico (magari di vertice o addirittura pro-life), incline ad ogni compromesso in nome del “male minore”: vi sono anzi numerosi esempi che “sprovveduti cattolici anche dirigenti pro-life” abbiano addirittura presentato loro, con le loro firme, e difeso come propria vittoria, leggi che aprono la falla attraverso cui poi i razziatori finali trovano il varco per completare l’opera (vedi da ultimo, per dire del caso più recente, quello della L. 40/04, già massacrata in Italia dall’Alta Corte sul limite di 3 embrioni che si possono impiantare ad ogni tentativo, e piegata ora dalla Corte Europea ad applicazioni eugenetiche).
Danilo nel suo libro apporta elementi conclusivi e dirimenti per smascherare i meccanismi assolutamente partitocratici e trasversali con cui il “prezioso” nucleo delle teste di cuoio radicali viene coccolato e mantenuto in vita (una vita anche piuttosto agiata), a spese naturalmente dei contribuenti (fra cui quelli cattolici), grazie alla rete di lobby politico-finanziare che prosperano nel sottobosco della partitocrazia e dello “Stato parallelo”, raccordate anche dalla rete di cripto radicali disseminati come metastasi in quasi tutti i partiti (da Capezzone a Rutelli, dalla Roccella a Quagliariello a Della Vedova etc). Quella di Danilo è infatti una ricostruzione dettagliatissima e documentata di vent’anni di storia e gestione finanziaria del Partito Radicale, particolarmente autorevole ed accattivante in quanto prodotta da uno dei principali dirigenti che quelle vicende conosce per averle vissute dall’interno, data la sua situazione di dirigente politico, direttore amministrativo, general manager, capo del personale, public relations man assolutamente ai vertici della galassia delle organizzazioni, fondazioni, società che fanno capo alla realtà radicale, ma in definitiva ad “un uomo solo al comando” (che purtroppo non è Bartali), un uomo circondato da un “cerchio magico” di esecutori al cui confronto quello che è stato rimproverato a Bossi fa ridere: ne emerge, in dissonanza con l’immagine mediatica di regime, uno scenario avvilente in cui spicca tutta l’inconsistenza – sul piano umano – di quello che appare come un uomo astuto, politicamente abilissimo ma in realtà pusillanime ed egolatrico, profondamente povero di gioia e molto solo, della tremenda solitudine figlia del potere assoluto ed incontrollato di tutti  i “duci supremi” e “lider maximi” occupati nell’ adorazione solipsistica di se medesimi: occorre dunque  pregare molto per lui, come per la Bonino che oggi qualcuno vorrebbe al Quirinale, ma che ha iniziato la sua carriera politica praticando aborti con la pompa della bicicletta (come del resto si è fatta lei stessa orgogliosamente ritrarre in foto che sono pubbliche).
Il libro ne è pieno, e mi limito a ricordarne la presenza e la puntuale precisione: essi costituiscono la base comune per la quale il suo lavoro può a pieno titolo rientrare nell’ambito produttivo del Movimento per la Vita. 
È la storia, detto in tutta semplicità, della sua conversione a Gesù Cristo, dopo un lungo lasso (quanto meno il decennio 1995-2005) trascorso a garantire, dai massimi livelli gerarchici, la sopravvivenza stessa del PR. Cosa è dunque successo, cosa ci racconta nel suo libro Danilo? Possiamo cercare una comprensione sul piano della ragione e della fede, ripercorrendo le tappe della vicenda come ci viene narrata. Vediamo innanzitutto una successione storica (cronologica) di determinati eventi, all’interno della quale è facile riconoscere una sequenza logica definita da una cascata di relazioni causa-effetto. Notiamo per prima l’importante base di partenza costituita dalla intelligenza politica naturale di Danilo, affinatasi cogli anni e già evidente quando ancora era nel PR (le riserve espresse su certe spese faraoniche per campagne di scarso profitto, la scelta di certi personaggi a scapito di altri etc); poi l’incontro decisivo e provvidenziale con Lidia, che ne ha accelerato o reso possibile, o anche determinato la conversione a Gesù Cristo ed alla Chiesa Cattolica, punto assolutamente centrale senza il quale rimarrebbero inesplicabili le sue mosse successive, dalle quali Danilo – da un punto di vista umano – ha solo da perdere. Ne consegue infatti, coerentemente, la scelta pulita e coraggiosa di ripudiare quell’ambiente radicale che ora va riconoscendo anche alla luce dei nuovi potenti strumenti conoscitivi (“credo ut intelligam” S. Agostino) - ambiente che (dopo i primi idealismi giovanili, tanto generosi quanto ingenui), gli appare ora sempre più distintamente come un misto fra una setta assolutistica tipo reverendo Moon ed un cartello di potenti lobby politico finanziarie votate al male, come sta ben lì a confermarlo l’ultima tappa (almeno per ora) di questa storia: mi riferisco al prezzo pesantissimo che egli ha pagato e sta pagando: emarginazione dai vecchi compagni di battaglia, persecuzione giudiziaria (ingiusta ma purtroppo efficace), aggressioni di brigatismo mediatico (finanziate peraltro coi milioni dell’odiato “regime”) con sguaiati e tracotanti sberleffi trasudanti livore, trivialità ed abissale ignoranza (come l’ultimo video pubblicato da Radio Radicale: ma stiano attenti, ne dovranno rispondere non a Danilo, ma a Dio che è il vero bersaglio dei loro sguaiati lazzi, però “Deus non irridetur” ed ognuno raccoglierà quanto avrà seminato, ci assicura San Paolo);  ed infine il prezzo forse più pesante: il sabotaggio sistematico dei suoi tentativi esperiti per trovare, dopo anni di lavoro non riconosciuto ed in nero, un impiego lavorativo degno di una società civile (stabilità, contributi pensionistici, assicurazione di malattia), tale insomma da lasciargli almeno sperare, se non proprio garantire, il sogno e la prospettiva rasserenante di poter sopperire in modo dignitoso alle necessità vitali e primarie per sé ed – ancor più - per i suoi cari (dal matrimonio con Lidia nasce Pierfrancesco che ha oggi 7 anni), tentativi naufragati anche per il  vendicativo ostruzionismo dei “difensori dei diritti universali”. Ecclesiastici, Politici presenti, si attivi chi di voi ha orecchie e cuore! Qui c’è una famigliola di coraggiosi Christifideles che sta duramente pagando la fedeltà alla chiamata di NSGC! La nostra apertura ai “lontani” si dimostrerà strumentale al mondo e si ritorcerà contro di noi se non sapremo farci prossimi a questi confessori della Fede! Chi può intendere intenda …
Ma non basta la mera cronaca dei fatti (materia bruta), non basta l’intelligenza delle catene causa-effetto (campo di indagine della ragione): dal libro emergono elementi che reclamano considerazioni di ordine soprannaturale, che attengono al campo della teologia, ed in particolare della teologia della Grazia: è la Grazia infatti la vera protagonista, nascosta ma assoluta e luminosa protagonista di questo libro. È di tutta evidenza infatti che Essa è il “primum movens” dell’intera vicenda: la Gratia gratis data, o Gratia Prima, una iniziativa libera di Dio che precede qualunque nostro merito, giacchè Egli ci ha amati per primo quando ancora noi non lo amavamo: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.” (1 Gv 4,10); ed ancora: “Nos ergo diligamus Deum, quoniam Deus prior dilexit nos” (1 Gv 4,19). È questo irresistibile richiamo che lo conduce per mano, attraverso gli strumenti della Provvidenza (in primis l’incontro con Lydia Tamburrino), all’incontro con Gesù Cristo e la Sua Chiesa. 
La Grazia però non schiaccia la natura, anzi “innititur in ea”, come insegna il Dottore Angelico:  "la grazia presuppone la natura e poi la perfeziona". “La Grazia non supera la natura, ma la compie”. Essa agisce dunque sulla base naturale buona di Danilo che è l’intelligenza politica e la sua bontà d’animo (ha perdonato i suoi avversari e prega per la loro conversione). Infine, la Grazia sarebbe vana senza la corrispondenza della sua creatura (atto finale ma decisivo del libero arbitrio!).
Tutti questi elementi hanno dunque rinnovato lo strepitoso miracolo cha da due millenni non cessa di ripetersi nella Chiesa e di stupire il mondo, e che si rinnoverà fino alla fine dei tempi: il mistero di un figlio lontano che ritorna da suo Padre, attraverso Gesù Cristo, nella sua casa, la Chiesa Cattolica, con la sua Mamma, la SS Vergine Maria.
Fra quei tesori di sintesi teologica profondissima che sono le Collette Domenicali del “Missale Romanum” (impropriamente chiamato oggi, da taluni, “Vetus Ordo”, in realtà “Ordo Romanus” sine glossa), ve n’è una (X Domenica dopo Pentecoste) che illumina di luce abbagliante questo mistero: “Deus qui omnipotentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas, etc”: Dio fa risplendere la sua onnipotenza specialmente nel risparmiare i colpevoli e nell’usare misericordia ai peccatori. “Pensiero profondo, ma perfettamente esatto, mentre la reintegrazione di un traviato importa, a dir così, una condiscendenza tale da parte di Dio, un’energia di potenza, quale neppure richiede la stessa creazione del mondo. È più enorme, infatti, l’abisso che separa Dio dal male, che non quello che lo separa dal nulla. Quest’abisso dunque varca Dio quando, nella sua infinita misericordia, vi discende a trarvi il peccatore che vi si era immerso” (B. Card. Schuster).
È la storia di Danilo, è la mia storia ed è grazie a Dio la storia di chissà quanti altri oggi e nei secoli, sia passati che a venire (Uno solo è l’alfa e l’omega).
Concludo questo intervento rinnovando un ringraziamento non formale a Danilo: ringraziamento che credo gli dobbiamo tutti, indipendentemente dalla parte politica culturale di appartenenza o vicinanza. Credo tuttavia che il grazie più bello per lui sia quello che emerge luminoso, per quanto sottinteso, dalle parole in prefazione del Vescovo di San Marino-Montefeltro, S. E. Mons. Luigi Negri, quando gli augura di continuare la sua battaglia per la verità, di vedere riconosciuti i suoi diritti, e “perché i più deboli non abbiano a soccombere (e sappiamo bene, quando parliamo dei più deboli, che cosa intendiamo!)”. Ma è chiarissimo! Sono dunque loro, Danilo, che per bocca del Vescovo, ti ringraziano e ti incoraggiano sulla difficile strada che hai intrapreso! Sono i quasi 2 milioni di bambini uccisi ogni anno in Italia per aborti più o meno nascosti: i 130.000 abortiti “ufficialmente” (col sostegno ed il finanziamento della L. 194/78), le centinaia di migliaia vittime della Norlevo (il pesticida del giorno dopo), della pillola dei 5 giorni dopo, della Ru486 e di altre forme di aborto chimico, i 140.000 abortiti per tecnica FIVET (sostenuta e finanziata dalla legge 40/04), i 16.000 che dalla stessa legge vengono ogni anno congelati, gli 850.000 bambini uccisi ogni anno in Italia per l’uso della spirale, i 220.000 all’anno uccisi a causa della pillola EP! 
Puoi immaginare un grazie più commovente o un incoraggiamento più forte?

Luca Poli, vice Presidente del Movimento per la Vita di Baselga di Pinè (TN)

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