di Danilo Quinto
Salvo straordinarie e isolate eccezioni, l’apologetica cattolica, in questi anni, non è esistita, sia dal punto di vista intellettuale, sia dal punto di vista umano. Del resto, non poteva accadere cosa diversa, considerato quanto sia poderosa l’attrattiva del relativismo e di chi lo manovra. La forza del “Dio di questo secolo” si dipana senza requie.
Salvo straordinarie e isolate eccezioni, l’apologetica cattolica, in questi anni, non è esistita, sia dal punto di vista intellettuale, sia dal punto di vista umano. Del resto, non poteva accadere cosa diversa, considerato quanto sia poderosa l’attrattiva del relativismo e di chi lo manovra. La forza del “Dio di questo secolo” si dipana senza requie.
Questa premessa, per spiegare lo stupore nel leggere l’articolo di Vittorio Messori, apparso sul Corriere della Sera dello scorso 13 agosto, intitolato “Io cattolico e il conformismo sui gay”. Messori racconta la sua esperienza negli anni ’70 di
giovane cronista in un giornale torinese, che vuole intervistare Angelo Pezzana, fondatore del “Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani”. Da quella esperienza, prende spunto la sua riflessione sul conformismo di molti suoi colleghi, che allora – egli dice – si nascondevano sotto la scrivania, pur di non intervistare gli omosessuali, oggi vedono ovunque “omofobia”, salgono in cattedra e invocano punizioni esemplari per chi ne sarebbe colpevole, facendo i paladini di una battaglia già vinta.
Che gli omosessuali abbiano vinto, non ci sono dubbi. E’ straripante l’ondata di benevolenza che li circonda, la tenerezza che suscitano in molti e potenti ambienti, la moda irrefrenabile di considerarli portatori di virtù irrinunciabili, il vezzo di inserirli negli spot pubblicitari, nelle trasmissioni televisive, nei film, a teatro, come esempi da imitare, da promuovere, da coltivare, la volontà dilagante di riconoscere come matrimonio le loro unioni di fatto e magari di affidargli l’educazione dei bambini.
Non è questo il punto, quindi, perché del crinale che viviamo c’è solo da prenderne atto e, se possibile, fare testimonianza di verità. Lo stupore deriva da un’affermazione che fa Messori: “Se l' omosessualità, in ogni tempo e in ogni luogo, marca e marcherà sempre una percentuale (che sembra fissa), dell' umanità, può forse trattarsi di un ‘errore’ del Creatore? Che sono, questi nostri fratelli in umanità? Sono forse ‘scarti di lavorazione’? Perché Dio e la sua Provvidenza non siano offesi, occorre riconoscere che anche questo fa parte, enigmaticamente, del piano da Lui voluto e da Lui attuato. La teologia, qui, ha ancora molta strada da fare”.
“Farsi un Dio a propria misura” – come dice l’Onnipotente a Gloria Polo - da adattare alle cose del mondo, è forse l’offesa più grande che si può arrecare al Creatore, insieme a quella di giustificare tutto perché tutto è nel “piano di Dio”. Chiediamo a Messori: è nel “piano di Dio” anche il desiderio espresso di recente da una donna che vuole diventare uomo e che vorrebbe conservare i suoi ovuli per preservare il suo diritto alla maternità o la concezione del gender, che prevede un’identità sessuale fluttuante nel corso della vita o la previsione dello scienziato Umberto Veronesi, che parla di un futuro bisessuale per l’umanità?
L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e non c’è bisogno di altra teologia, che si aggiunga a quella di San Paolo e dei Padri della Chiesa, per comprendere che la pratica omosessuale – non gli omosessuali, se si ravvedono – e tutto quel che è diverso da quello che ci propone la Genesi sull’origine dell’uomo, è escluso da questo piano, che è rivolto solo al bene. O Messori esclude l’esistenza del diavolo?
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