di Gianni Toffali
Nonostante il vizietto per gli stupefacenti l’abbia ripetutamente portato a reiterati ricoveri, Vasco Rossi ha nuovamente decantato le magnifiche sorti e progressive della droga libera. Prova che la massima secondo la quale gli anziani sarebbero
maestri di vita, non vale per tutti. Non pago di aver istigato i giovani per l’intero arco della sua attività artistica, allo sballo, alla vita spericolata, all’individualismo, al nichilismo e alla trasgressione, il Blasco ha pensato di dedicare la terza età, ai “diritti” dei tossicodipendenti. Dall’alto della sua esperienza (ovviamente non canora) ha tentato di spiegare a chi si occupa di far uscire i tossicodipendenti dal tunnel della droga, che "La legalizzazione non risolverebbe i problemi ma ridurrebbe i danni". Come dire: siccome i tossicodipendenti sono degli emeriti cretini incapaci di intendere e volere, meglio dar loro droga gratis, piuttosto che se la procurino facendo guai e violando la legge. Una logica razionale che nemmeno il più deficiente dei filosofi sarebbe in grado di formulare. Chi pensa che le “istruzioni per la morte” del “Blasco pensiero” rappresentino la panacea per debellare la piaga della droga, pensi, oltre ai milioni di deceduti (tra cui molte star della spettacolo), agli altrettanti milioni di zombi che quotidianamente provocano incidenti, cagionano disagi a se stessi e alle proprie famiglie e soprattutto pesano sul sistema sanitario nazionale. La droga uccide, e chiunque la promuova dovrebbe essere accusato di istigazione al suicidio e di crimini contro l’umanità.
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