di Danilo Quinto
Lo scorso 2 agosto, Francesco Agnoli, su Il Foglio, ha scritto un articolo intitolato “Ostie tra le mani”. Partendo da un’esperienza personale, la malattia del suo piccolo bambino, ha raccontato il suo incontro con i bambini con bassa aspettativa di vita, che hanno bisogno di cure sub-intensive, ospitati nel Cottolengo di Tortona, vicino Pavia. Ci permettiamo di suggerire la lettura di quest’articolo. E’ di una
delicatezza commovente, insolita nei tempi che viviamo. E’ un articolo da “ritagliare”, da leggere magari domani, insieme ad una preghiera da dedicare alla Vergine Maria, assunta in Cielo.
Agnoli dà la possibilità di superare il mistero del sacrificio, che è nel piano di redenzione di Dio e svela l’unico atteggiamento che un cristiano può avere di fronte al fratello, ancor se più piccolo, che soffre: la gratitudine! Noi cristiani siamo inchiodati alla sofferenza, per dare il nostro contributo a quella Croce che ci rende fratelli. L’adesione inerme dei bimbi ci sia d’esempio, quando sulla nostra carne proviamo sofferenza. La loro è una preghiera, un olocausto, che si perpetua nei tempi per il bene di tutti.
Uno dei testi più belli di Giovanni Paolo II, è dedicato proprio ai bambini. E’ del 1994 ed è intitolato “Lettera ai bambini nell’anno della famiglia”. Il Papa sottolineò come il “il Vangelo è profondamente permeato dalla verità sul bambino. Lo si potrebbe persino leggere nel suo insieme come il ‘Vangelo del bambino’” e si chiese cosa volesse dire “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”, affermando che Gesù pone il bambino come modello per gli adulti: chi è semplice, pieno di fiducioso abbandono, ricco di bontà e puro, come lo sono i bambini, “può ritrovare – disse il Papa – in Dio un Padre e diventare, a sua volta, grazie a Gesù, figlio di Dio”.
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