Onorevoli prebende


Di Danilo Quinto
Sta per scadere – mancano due mesi alla fine di ottobre – il termine superato il quale oltre trecento parlamentari di prima nomina otterranno, in base alla legge che si sono votati all’inizio di questa legislatura, il diritto alla pensione piena. Qualche anno di faticoso “lavoro”  e qualche migliaio di euro al mese assicurati al compimento dei sessant’anni. Un terno al
lotto per molti di loro, che è improbabile tornino ad essere eletti. Questa è stata anche una delle ragioni principali – non detta, evidentemente - del mancato scioglimento anticipato del Parlamento dopo la resa concordata di Berlusconi. Nessuno aveva interesse alle elezioni e tutti avevano necessità di preservare le prebende.

Anche questo è un aspetto della grave situazione in cui versa l’Italia. Le classi dirigenti che si sono formate nel corso dei decenni, si sono disinteressate dell’interesse generale, badando solo a quello particolare. A novembre dell’anno scorso, invece di consentire la libera espressione del voto ai cittadini, hanno cominciato a sparare a zero – tutti, salvo eccezioni – alle elezioni anticipate, autosospendendo la politica. Adesso, con le elezioni che si terranno a scadenza naturale, incassato il diritto alle laute prebende per molti di loro, si esibiscono a formulare contorti scenari per riconquistare il potere. Molti di loro si dicono addirittura pronti al voto a novembre. Il “traguardo” di ottobre è di fatto quasi superato. Auguri!

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