di Luca Marcolivio
ROMA, sabato, 4 agosto 2012 (ZENIT.org)
– Con il male è impossibile scendere ai patti e questo vale, a maggior
ragione, con le ideologie che, mistificando la realtà, finiscono per
confondere definitivamente le cose inique con quelle virtuose.
È questo il messaggio che emerge dal libro autobiografico di Danilo Quinto, Da servo di Pannella a figlio libero di Dio (Fede & Cultura, 2012). L’autore è stato per una ventina d’anni militante del
Partito Radicale, e per dieci anni tesoriere, contribuendo così, in
modo attivo e determinante, alle campagne del movimento di Marco
Pannella ed Emma Bonino e alla diffusione della
cultura contro la vita e
contro il diritto naturale che i Radicali da sempre sostengono.
La conversione di Danilo Quinto avviene nel 2003, dopo il suo
incontro con la cantante lirica Lydia Tamburrino, fervente cattolica. È
proprio frequentando Lydia, che il tesoriere radicale inizia la sua
conversione: un percorso non facile, proprio perché il lavoro di Quinto
per il partito di Pannella – peraltro sua unica fonte di reddito - è in
netto contrasto con i principi della Chiesa.
Si impone una scelta: o con Gesù o con i suoi nemici. Non senza
sofferenza, Danilo Quinto comunica a Pannella la decisione di rompere
con il partito, chiedendo una congrua liquidazione. Per vent’anni,
nonostante il notevole impegno per il partito – spesso 7 giorni su 7 -
Quinto non è mai stato contrattualizzato e il suo lavoro sempre
inquadrato come “prestazione occasionale”.
Il leader radicale rifiuta di corrispondere qualsiasi compenso al suo
ormai ex tesoriere e quest’ultimo gli fa vertenza. Al danno, si
aggiunge la beffa: Quinto viene denunciato dai Radicali per
appropriazione indebita di somme iscritte nel bilancio approvate in
congresso. Un’accusa rispetto alla quale si è sempre dichiarato
innocente.
Condannato a dieci mesi di reclusione con “non menzione”, nel suo
libro l’ex tesoriere racconta di essere stato vittima di una campagna
denigratoria negli ultimi anni di militanza, da parte dei principali
dirigenti radicali. Le calunnie nei suoi confronti si sono moltiplicate
dopo la sua rottura con il partito e durante la causa legale.
Gli ultimi dieci anni di vita di Danilo Quinto sono stati dunque
particolarmente difficili, tra processi e lunghi anni di disoccupazione.
Il conforto lo trova nella fede e nell’amore di Lydia con cui nel
frattempo si è sposato e ha avuto un figlio, Pierfrancesco, di sette
anni.
Nel suo libro - rifiutato da tre case editrici, prima di essere
accettato da Fede & Cultura – Quinto descrive il grande inganno della
cultura radicale, responsabile della disgregazione morale della civiltà
italiana.
I suoi leader, Pannella e Bonino in particolare, hanno dimostrato una
straordinaria capacità persuasiva e manipolativa, arrivando a
permettere la legalizzazione del divorzio e dell’aborto, proseguendo poi
la loro propaganda sul fronte della depenalizzazione delle droghe
“leggere”, del matrimonio omosessuale, della fecondazione assistita,
dell’eutanasia.
Non va sottovalutata, secondo Quinto, l’abilità di Pannella
nell’ergersi a “messia laico” e la sua pretestuosa tendenza ad attingere
alle Sacre Scritture per dare forza e legittimazione alle sue idee. Dal
canto suo, la Bonino è risultata particolarmente astuta nei suoi endorsement verso cause umanitarie di vari tipi, specie durante il suo mandato come commissario europeo (2004-2009).
Nel suo volume Danilo Quinto dedica intere pagine anche alla
straordinaria capacità dei radicali di mettere in piedi mastodontiche
campagne mediatiche e di gestire centinaia di milioni di euro grazie a
quello stesso finanziamento pubblico che, a parole, Pannella e il suo
partito hanno sempre dichiarato di voler contrastare.
Secondo Quinto, con la cultura radicale, per la pericolosità delle
idee che veicola, non si può scendere a compromessi. L’autore prende
quindi le distanze da quella parte del mondo cattolico che, in tutti
questi anni, ha manifestato una certa “simpatia” o addirittura una
larvata complicità nei confronti dei seguaci di Pannella.
L’idea di molti sacerdoti, vescovi, parlamentari e intellettuali
cattolici che si possa condividere con i radicali alcune delle loro
battaglie umanitarie, “dialogando” con l’avversario nella speranza di
ammorbidirlo è, secondo Quinto, un’idea peregrina.
In particolare è assurdo, ad avviso dell’ex tesoriere, che ogni anno
Radio Radicale continui a ricevere finanziamenti per milioni di euro
grazie al voto determinante di deputati e senatori dalla dichiarata fede
cattolica. “Pannella non è un interlocutore con cui trattare – spiega a
Zenit, Danilo Quinto -. I cattolici, se hanno fede, devono preservarsi
dal male”.
Il perdono verso i propri avversari - tanto più se un tempo amici – è
un processo difficile e doloroso ma, come conferma l’ex tesoriere
radicale, non c’è alternativa. “Come potrei non perdonare Pannella –
dice Quinto a Zenit - se Cristo è venuto sulla terra per perdonare e
salvare tutti noi?”.
“Varie volte ho incontrato Pannella in questi anni e nei suoi
confronti ho sempre utilizzato un’unica arma: quella della preghiera. Ai
processi mi recavo con il rosario in mano. Da sette anni il rosario mi
accompagna nella mia vita quotidiana: non potrei dire il rosario, però,
senza aver perdonato Pannella...”.
“La forza della fede – prosegue Quinto - è questo: so che la mia
preghiera è poca cosa ma è una grande cosa al tempo stesso. La mia
preghiera per Pannella è per la sua conversione e perché, alla sua età,
inizi a riflettere su una dimensione per lui sconosciuta: quella della
morte”.
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