Morire per la verità, oggi, in Italia

di Omar Ebrahime
I mezzi di comunicazione dei giorni nostri sono sempre pieni di cattive notizie e l’opinione pubblica che è costretta a subirli viene indotta continuamente a pensare che la nostra società sia ormai completamente corrotta e senza speranza, prossima alla fine, soprattutto a livello giovanile. Ma è la solita storia dell’albero che cade e la foresta che cresce. Qualcuno ha mai sentito parlare di Chiara Corbello ad esempio? “E chi è?” direte voi. Chiara è una ragazza romana di 28 anni, sposata con Enrico, che ha avuto
tre gravidanze. La prima di una bimba anencefalica (priva del cervello e destinata a morte certa). Chiara le dà la vita, la tiene in braccio per pochi minuti e poi l’accompagna in Cielo. La seconda è di un maschietto, purtroppo senza gambe e anche questo con scarse possibilità di sopravvivenza. Anche in questo caso, Chiara lo ama ugualmente e lo presenta a Dio dopo qualche ora. Il terzo è un bimbo sanissimo, in perfetta salute, ma nel frattempo è Chiara a contrarre un tumore e per salvarsi i medici le dicono che deve abortire il prima possibile. Chiara va avanti lo stesso e partorisce Francesco. Quando inizia la chemioterapia, di conseguenza, ormai è tardi. Oggi Francesco, che è un amore, ha un anno e sta benissimo, Chiara, invece, non c’è più. Che dire di fronte a una cosa del genere? Non ce ne voglia nessuno ma noi continuiamo a pensare che l’Italia uscirà dal baratro non grazie alla tecnica, alla politica o all’economia ma anzitutto a persone come Chiara, folli e incomprensibili forse per la mentalità del mondo, ma il cui sacrificio umano ha la potenza di attirare la Misericordia del Padre sulla nostra terra. E dare, a noi, la forza di testimoniarLo.

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