Verso un ritorno all'ordine

di Mauro Faverzani

«Un’occasione per dar testimonianza della nostra fede»: così Giovanni Zenone, Presidente di Fede & Cultura ha introdotto il primo Festival nazionale della casa editrice, svoltosi a Peschiera del Garda di fronte ad un pubblico di autori, lettori, amici e simpatizzanti di almeno 150 persone. Il primo a prender la parola è stato l’”ospite d’onore”, Danilo Quinto, ex-tesoriere del partito radicale, ora convertito.

Ha raccontato la sua esperienza personale, il suo cammino di fede, arricchito da precise fonti documentarie, nel volume da poco edito proprio da Fede & Cultura, Da servo di Pannella a figlio libero di Dio. Quinto ha sottolineato quanto «Pannella e Bonino siano stati capaci di ammaliare fette consistenti dell’opinione pubblica, anche cattolica, elevando il 
desiderio a diritto», dall’aborto al divorzio ‒ anche breve ‒, dall’eutanasia alla fecondazione assistita, dal divieto di sepoltura dei bambini non nati al “matrimonio” omosessuale.
Il relatore ha quindi criticato le aperture fatte ai radicali dal quotidiano della Cei “Avvenire” a proposito dei cosiddetti “diritti dei detenuti”, perché ‒ ha detto ‒ «chi crede non può dialogare col male». Né è accettabile che parlamentari sedicenti cattolici sostengano con la propria firma l’erogazione di fondi dello Stato per “Radio Radicale”, circa 30 milioni di euro ogni 3 anni.
È stata quindi la volta di mons. Marco Agostini, della Segreteria di Stato e Cerimoniere Pontificio, che ha esortato i sacerdoti ‒ in particolare i Vescovi ‒ a seguire l’esempio del Santo Padre ‒ come già dovrebbero fare ‒, recitando le preghiere di assunzione dei sacri paramenti, prima della S. Messa. Paramenti, che in sé ed ancor più nella dinamica liturgica del “velare” e “svelare”, propongono significati precisi, sono segni e simboli dell’”oltre”. Il che è evidentissimo nella S. Messa tridentina, a differenza di quanto avviene nel Novus Ordo, dove questo aspetto appare molto più sullo sfondo. Da qui ‒ ha proseguito mons. Agostini ‒ l’importanza di mantenere il «silentium» nelle sagrestie (a differenza di quanto spesso purtroppo avviene), poiché ‒ ha precisato ‒ «il sacerdote detesta le chiacchiere inutili».
Sacerdote, che nella Messa è l’Agnello. Ancor più chiaro nel caso del Vescovo, dal cui crocifisso, quello portato al collo, manca Cristo, poiché è lui stesso ad agire «in persona Christi». Oggi lo stesso Benedetto XVI, come ha evidenziato mons. Agostini, ci ha più volte invitato a «credere con nuova forza alla realtà della presenza del Signore».
Alessandro Gnocchi ha proposto alcune idee per un “ritorno all’ordine”, alle cose “normali” ovvero al senso della Tradizione, enunciato dei “vecchi maestri”, che in questo sono stati esempi incarnati. Il disordine, che ci troviamo invece ai giorni nostri, come cattolici, ad affrontare, non ha più niente da dire. «Mostra negazioni, anziché affermazioni», ha dettoGnocchi. Nega la realtà del peccato e la realtà della santità. «Noi cattolici, invece ‒ ha proseguito ‒ dobbiamo tornare a dire bene le cose buone». Questo «richiede una straordinaria preghiera, ancora più che in passato».
Da qui l’invito: «Chiunque viva un pezzetto di Tradizione, è chiamato a condividerlo con altri. Ridar vigore alla Chiesa significa ridar vigore a noi stessi. Per questo oggi occorre una nuova rinascita, in grado di guarire dentro noi stessi i mali della Chiesa, ricollocando al centro quanto è rivolto verso Gesù Cristo. Noi tutti siamo membri del Corpo Mistico. Se siamo migliori noi, saranno migliori anche gli altri. Forse anche Enzo Bianchi». Anche se poi ha aggiunto come in questi casi si debba «pregare molto, ma ce la possiamo fare». Al termine dell’incontro sono stati premiati due autori di Fede & Cultura, Emilio Biagini per la narrativa e don Ferdinando Rancan per la letteratura spirituale. (Corrispondenza Romana, 19 giugno 2012)

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