Intervista a Danilo Quinto - Corsia dei Servi


Peschiera del Garda, giugno 2012

1 Lei ha recentemente pubblicato per Fede & Cultura il libro “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio”, titolo che evoca un cambiamento di vita. Cosa è successo?

Considero questo libro una testimonianza, la mia testimonianza, perché  il centro di questo libro è la mia conversione. È successo che nel 2005 ci sono state le mie dimissioni (da tesoriere del partito radicale, ndr) avvenute a seguito di un processo di conversione. Due anni prima avevo conosciuto mia moglie, la quale rappresenta lo strumento con
cui Dio mi ha strappato da una realtà vissuta per 20 anni. Una realtà mortifera - ma questo lo riconosco adesso - a cui io ho partecipato attivamente perché di quella realtà per 20 anni io sono stato tesoriere nazionale e transnazionale… l’ho fatta esistere, ho partecipato a tutto ciò che questa realtà ha realizzato nella società italiana in questi decenni.

2 Omosessualità, aborto, ideologia di genere… è questa la libertà? Cosa sta avvenendo nella nostra società secondo il suo parere?

Sta avvenendo questo: tutto ha radice nella cultura del ’68, di cui un’espressione molto forte sono stati proprio i radicali. I radicali confondono e contrabbandano il desiderio come libertà. La libertà non è desiderio, non è possibilità di fare tutto quello che si vuole, ci sono dei limiti che valgono per tutti sia credenti che non credenti, sia cattolici che atei, agnostici, tutti quanti. E quali sono questi limiti? Sono i principi del diritto naturale. Nella nostra società sta accadendo che non sappiamo - e questa, come sottolinea il Papa, è la devastazione che si sta realizzando - e non siamo più in grado di distinguere il bene dal male, non sappiamo più dare valore alle cose positive e a quelle negative. Il disastro è che le nuove generazioni non hanno per niente presente nella loro grande maggioranza questa necessità di distinzione che è alla base dell’antropologia umana; cioè l’uomo nasce nel mondo perché in un certo modo è marchiato sulla possibilità di usare la sua libertà non come vuole, ma perché è indirizzato dai principi che Dio ha posto nel suo dna.

3 Quale è il fine metodologico adottato dai radicali per diffondere le loro battaglie ideologiche?

Il fine, il metodo radicale è molto manipolativo, seduttivo, ammaliante, affascina molto. Prendiamo ad esempio Emma Bonino. La Bonino è considerata uno dei primi 5 leader come popolarità in Italia. C’è un progetto egemonico nel nostro Paese che la vuole addirittura presidente della Repubblica. Ci sono giornali come il corriere della sera , ci sono trasmissioni televisive o canali televisivi come la 7 che la promuovono, la vorrebbero presidente della Repubblica. È un grande bluff perché la Bonino è l’espressione di un potere e di ambienti di potere molto ben precisi che hanno legami nazionali e internazionali ed è sponsorizzata da questi ambienti. L’esempio è calzante perché corrisponde al metodo dei radicali. Il metodo dei radicali è costruire una rete fittissima di rapporti, anche e soprattutto di persone che lasciano o sembrano lasciare Pannella, che rimangono tuttavia vincolati come un cordone ombelicale con lui, perché lui usa anche questi rapporti per le cose che lui vuole realizzare… e quindi il potere deriva soprattutto da questo.

4 Lei ha dichiarato che legge quotidianamente il capitolo 6 del Vangelo di Matteo: che cosa le ha insegnato questo passo?

Mi ha insegnato molte cose ma soprattutto una, che per tutta la mia vita io non avevo pensato, e soprattutto vissuto: quello della dimensione quotidiana della nostra vita, cioè il vivere giorno dopo giorno, il disinteressarsi del domani e delle preoccupazioni perché Dio sa tutto e provvede Lui. È una cosa difficilissima da praticare ma è una conquista di felicità e gioia infinita. Naturalmente questo lo dico con tutte le mie angosce e le mie paure perché la persecuzione che ho subito è stata un qualcosa di concreto e non astratta, per cui le mie angosce e le mie paure derivavano e derivano dal dovere che ho di mantenere la mia famiglia, farla sopravvivere… però i segni che mi ha dato Dio attraverso l’ancoraggio alla sua parola e in particolare a quel passo del Vangelo di Matteo, sono stati straordinari. Io posso raccontare un segno particolare, che è contenuto nel libro che ho scritto, e che è stato determinante per me. È il momento in cui io dovevo, prima delle mie dimissioni, affrontare Pannella, il quale conduceva verso di me la delegittimazione pubblica, mandandomi dei messaggi in cui mi faceva delle domande e alle quali io gli davo le risposte (voleva questa scheda contabile, mi richiedeva quest’altra…);  e alle mie risposte lui rispondeva che non aveva ricevuto nulla: praticava il massimo della delegittimazione possibile, quindi. Allora io confidai a mia moglie che non sapevo più cosa rispondere… e lei disse di aprire il Vangelo e aprii quello di Matteo al paragrafo in cui l’Evangelista scrive che non c’è nulla da nascondere, non c’è motivo di temere ecc, frase che poi ho riportato nella controcopertina del mio libro… e io risposi a Pannella con quelle parole del Vangelo di Matteo. Era un sabato sera: la domenica mattina io con mia moglie andammo a Messa a Sant’Andrea della Valle e sul foglietto della Messa è comparso quel passo del vangelo di Matteo. Per me fu un segno straordinario: Dio tracciava la strada che io dovevo seguire! Io piansi per tutta la Messa: ho quasi 50 anni ma non mi vergognerò mai di questo, anzi, ne sono orgoglioso perché, da peccatore, mi sentii toccato da Dio, nel senso che Dio si era accorto di me e mi indicava la strada che io dovevo seguire. Naturalmente quando mandai questa risposta a Pannella, egli mi rispose a sua volta in maniera sprezzante così come voleva fare qui attraverso radio radicale cioè venire a guastare questa festa (Primo festival di Fede & Cultura tenuto a Peschiera del Garda il 17 giugno 2012, ndr). Loro non sapevano che c’era il libro e sul libro mi aspetto una loro reazione, ma sono sicuro che sarà tanta la solidarietà che riceverò che li sommergerà.

5 Che significato ha l’amicizia alla luce della vicenda persecutoria che sta vivendo lei e la sua famiglia?

Un significato straordinario. Soprattutto nell’ultimo periodo. Partiamo dal libro: io l’ho pensato tanto tempo fa (raccogliendo una serie di articoli che avevo scritto, ecc) . Poi ho parlato dell’idea del libro a Francesco Agnoli. Lui ha letto per primo il libro e mi ha molto stimolato a farlo pubblicare; non ci sono riuscito con 4 case editrici, che mi hanno detto no, penso per paura, anzi, ne sono certo. E l’ho mandato ad un amico di Francesco che si chiama Giovanni Zenone. Per me è più importante l’amicizia che ho trovato, cioè quella di Francesco, di Giovanni, persone che hanno condiviso il mio percorso. Io mentre prima mi sentivo solo con la mia famiglia, ora, grazie a Dio, attorno ho persone che condividono la mia esperienza: la condivisione è una cosa fondamentale per me. A volte non ce ne accorgiamo, ma per chi soffre - perché questa è anche una storia di sofferenza- basta un gesto, una parola, un piccolo segno che magari per pigrizia ciascuno di noi non dà. Naturalmente ricevere questa condivisone è un dono e bisogna saper ricambiare con la lealtà, con la solidità di quello che si pensa, con il disinteresse. Ed è questo forse uno dei temi essenziali e cruciali: nella nostra società abbiamo perso il connotato essenziale dell’amicizia, che è il disinteresse!

Questa intervista è stata fatta e pubblicata da Corsia dei Servi il 20 giugno 2012

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