di Danilo Quinto
Una persona su 20 nel mondo usa stupefacenti. I dati sono contenuti nel rapporto della struttura delle Nazioni Unite che si occupa del fenomeno e sono riferiti al 2010, nel corso del quale la droga ha prodotto 200mila vittime.
Una persona su 20 nel mondo usa stupefacenti. I dati sono contenuti nel rapporto della struttura delle Nazioni Unite che si occupa del fenomeno e sono riferiti al 2010, nel corso del quale la droga ha prodotto 200mila vittime.
Fin qui la notizia. L’altra è relativa al fatto che su questa notizia si stanno scatenando coloro che propagandano una mistificazione. Quale? Quella di affermare che la causa di
questa situazione deriva dal proibizionismo. Ci si illude che sancendo la libertà di drogarsi, diminuiscano le vittime e si argini il fenomeno. Si dimentica, però, che quando si annulla nelle società la possibilità di distinguere il bene dal male, questi sono i risultati: la diffusione di una cultura della morte che l’occidente avanzato ha la responsabilità di esportare anche nei paesi sottosviluppati. Quel che avviene relativamente alla droga, vale anche per l’alcool, che è legalizzato e miete vittime ancora superiori. Se è così, ci si interroghi piuttosto sui principi in base ai quali i giovani crescono. Quali sono? Ve ne sono ancora? Chi li promuove? Chi li pratica? Chi li insegna? Può sopravvivere o è destinata ad annullarsi una società che si fonda solo sul materialismo e sull’affermazione dei desideri, contrabbandandoli per libertà?
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