di Danilo Quinto
Se al posto di Napolitano ci fosse il povero Cossiga, qualcuno avrebbe alzato la voce da molto tempo. Per fare presente che la Costituzione attuale non assegna al Presidente della Repubblica un ruolo d’intervento nella dialettica politica che si esprime nelle aule parlamentari. Invece accade che il Presidente Napolitano affermi "Debbo esprimere il mio
convincimento che pur legittime proposte di più radicale revisione costituzionale richiedono una ponderazione e un confronto di certo non immaginabili in questo periodo e clima di fine legislatura" oppure sottolinei "il venir meno dell'intesa realizzatasi poche settimane fa, nella competente commissione del Senato, su un significativo progetto di revisione dell'ordinamento della repubblica (seconda parte della costituzione)” – si riferisce all’intesa tra PDL e LEGA sulla modifica che introduce il Senato federale – o auspichi la fine naturale della legislatura nel 2013. Tutti tacciono o timidamente fanno presente che i rilievi mossi dal Presidente possono incidere sull’autonoma determinazione dei partiti.
Sta di fatto che il libero voto democratico del 2008 non è stato cancellato, nel novembre scorso, da un voto del Parlamento, ma da una decisione che costituisce un precedente molto grave. Non si è tenuto conto della sovranità popolare e i tecnocrati sono andati al potere sostenuti da una strana e incomprensibile maggioranza politica. Ora si vorrebbe che libere scelte parlamentari, che potrebbero anche comportare, con il venir meno di quella maggioranza, lo scioglimento anticipato della legislatura, non si attuassero. E’ decisamente un po’ troppo.
1 commento:
Napolitano era il "migliore" del PCI? È proprio vero: il migliore ha la rogna.
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