di Danilo Quinto
La storia è questa. Un giudice
del Tribunale di Spoleto, ha chiesto alla Corte Costituzionale l’esame di
legittimità dell’art. 4 della legge 194. Motivo? La vicenda di una minorenne, che si rivolge al consultorio
manifestando la volontà di non portare a termine la gravidanza senza
coinvolgere nella sua decisione i genitori. Il giudice si è richiamato a due
principi: la tutela dell'embrione, sancita
dalla Corte europea per i
diritti dell'uomo e la salvaguardia della salute dell'individuo, sancita
dalla Costituzione.
“Un atto strumentale e nel merito sbagliato”, sentenzia
Emma Bonino. A parere della vice-presidente del Senato, eletta anche grazie ai
voti dei cattolici del PD, la definizione della Corte europea è legata
al divieto di brevettabilità del prodotto della ricerca sulle staminali
embrionali; il giudice italiano,
invece, utilizza la definizione di embrione a suo uso e consumo ideologico,
effettuando una forzatura giuridica
e interpretativa inaudita. “Giù le mani
dalla 194”, urla la candidata al Quirinale e “su le mani per impedire
che l'obiezione di coscienza comporti una sottrazione di diritto chiaramente
riconosciuto, per allargare i diritti e l'informazione sessuale, per consentire
il pieno accesso alla Ru486 oggi
ancora burocraticamente negata da troppe regioni”.
Ma
ammazziamoli
tutti queste escrescenze della carne, questi grumi di cellule,
senza neanche seppellirli. Gettiamoli tra i rifiuti speciali. Altrimenti
ci sono troppi costi da affrontare. Quando
poi nascono i bambini, vogliamo considerare il fastidio che danno? Ma
quale diritto alla vita! Troppi impegni, troppe
responsabilità, troppo bisogno di amore e di umanità. Che noia. E che
pena.
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