“Non si può escludere un ritorno alla strategia stragista", ha affermato ieri il Capo dello Stato, usando parole che sono pietre, durante l’incontro nell'aula bunker di Palermo, a vent’anni dagli assassinii di Falcone e Borsellino.
Alle parole del Presidente della Repubblica, hanno fatto eco
quelle pronunciate dal direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna, Giorgio Piccirillo, sentito dalla Commissione Affari Costituzionali: "Dopo una fase, anche breve, di minor attivismo - ha detto Piccirillo - ci sarà una graduale ripresa dell'offensiva delle sigle Fai (Federazione anarchica informale), con nuovi attacchi di obiettivi indicati nei recenti documenti ad obiettivi rappresentativi dello Stato greco in Italia e, forse, italiani in Grecia e della galassia Finmeccanica".
Il quadro che si delinea, sembra essere molto simile a quello già vissuto dall’Italia degli anni settanta - quando la strategia stragista, interferì pesantemente nelle scelte politiche del paese - o degli anni ’92 e ’93, quando gli attentati di manovalanza mafiosa seguirono e accompagnarono le inchieste di Tangentopoli.
Possiamo quindi dare per acquisito il fatto che ciclicamente generazioni di strateghi operano nel nostro Paese per condizionarne le vicende. Ma se c’è una continuità di questo tipo, e così autorevolmente sottolineata, ci sarà pur qualcuno che regge le fila.
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