Ero nella cappella dell'opera di santa Teresa a Ravenna a pregare con il Cardinal Tonini. All'improvviso arriva un prete cinquantenne, collaboratore di don Ciotti e sedicente 'prete rivoluzionario' e grida, davanti al Santissimo rivolto a me 'te hai finito di scrivere puttanate?' [in riferimento al mio testo "Quello che i preti non dicono (più) N.d.R.]. gli indico il Santissimo e lui continua a sbraitare 'in Italia tutti san fare a fare gli allenatori e adesso anche san fare i preti. Se sai fare, perché non ti fai prete?'. Mi limito a chiedergli se ha letto il mio libro, e lui,
dicendomi che sono fascista e che i miei amici cardinali sono tutti degli imbecilli (uno mi era seduto a fianco) mi dice che si rifiuta di leggerlo. Gli ho riposto 'prima leggilo, oppure taci' e grazie al cielo quell'imbecille del mio amico Cardinale novantottenne con un gesto e una parola lo ha fatto uscire dalla cappella. Se aveva dubbi sul perche questo libro andasse scritto eccoli fugati.
La pregherei di leggere quanto ho scritto e di darmi un giudizio sereno. E' un apologo, preso da un'esperienza personale reale.
"In una lontana e sperduta parrocchia ai limiti del Circolo Polare Artico, in un villaggio eschimese, c'era un parroco violento, arrogante e autoritario; era solito insidiare la purezza delle donne e delle ragazze e non disdegnava talvolta qualche ragazzino o ragazzina, diceva sue cose non sue, disprezzava con sufficienza chi non gli andava a genio e amava essere servito e riverito. La gente sopportava sapendolo ammalato. Avvertito ripetutamente, il Vescovo, che risiedeva lontano, non rimproverò il parroco né cercò di correggerlo, non prese neppure in considerazione l'ipotesi di un suo allontanamento; ma suggerì alle famiglie del villaggio di trasferirsi altrove. I capifamiglia, per rispettosa obbedienza al Vescovo, accettarono di allontanarsi e ricostruire il villaggio da un'altra parte a molte miglia di distanza, lasciando le loro capanne (non potevano essere trasportate). Il Vescovo in seguito dichiarò alla stampa: "Hanno deciso loro. Potevano anche dire di no!"
Si dice che cose simili succedano anche fra amici. Io non ci credo! O meglio, è possibile, ma l'amicizia è più grande, perché è data. "La misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio" (Lettera di Giacomo 2, 12-13)"
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La pregherei di leggere quanto ho scritto e di darmi un giudizio sereno. E' un apologo, preso da un'esperienza personale reale.
"In una lontana e sperduta parrocchia ai limiti del Circolo Polare Artico, in un villaggio eschimese, c'era un parroco violento, arrogante e autoritario; era solito insidiare la purezza delle donne e delle ragazze e non disdegnava talvolta qualche ragazzino o ragazzina, diceva sue cose non sue, disprezzava con sufficienza chi non gli andava a genio e amava essere servito e riverito.
La gente sopportava sapendolo ammalato.
Avvertito ripetutamente, il Vescovo, che risiedeva lontano, non rimproverò il parroco né cercò di correggerlo, non prese neppure in considerazione l'ipotesi di un suo allontanamento; ma suggerì alle famiglie del villaggio di trasferirsi altrove. I capifamiglia, per rispettosa obbedienza al Vescovo, accettarono di allontanarsi e ricostruire il villaggio da un'altra parte a molte miglia di distanza, lasciando le loro capanne (non potevano essere trasportate).
Il Vescovo in seguito dichiarò alla stampa: "Hanno deciso loro. Potevano anche dire di no!"
Si dice che cose simili succedano anche fra amici. Io non ci credo!
O meglio, è possibile, ma l'amicizia è più grande, perché è data.
"La misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio"
(Lettera di Giacomo 2, 12-13)"
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