“La dottrina sociale di Leone XIII”, di Massimo Introvigne (Fede & Cultura, 153 pp., 15 euro)
da Il Foglio, 24 novembre 2010 p. 2
Il 2010, aveva esortato Benedetto XVI, avrebbe dovuto essere celebrato come “anno di Leone XIII”, che era nato il 2 marzo del 1810. Una vita fra l’altro lunghissima, che iniziò al tempo di Napoleone e si concluse nel 1903 facendo in tempo a essere il primo Papa registrato su pellicola e su disco. E altrettanto fondamentale fu la sua enciclica “Rerum novarum”, spesso posta a base della Dottrina sociale della chiesa. Eppure, osserva Introvigne, il rilievo dato al bicentenario è rimasto “sostanzialmente modesto”. Tre, secondo lo stesso Introvigne, “le ragioni di questo disinteresse”. “La prima è la riduzione del ricchissimo magistero di Leone XIII a un unico documento, l’enciclica Rerum novarum del 1891 che, però, letta al di fuori del contesto complessivo dell’insegnamento di Papa Pecci, non può che essere da un lato fraintesa, e dall’altro celebrata sempre più stancamente”. Seconda: lo “scarso amore” del mondo cattolico democratico per un Papa che parlava di socialità ma lodava il Medioevo e il tomismo, e metteva in guardia dalla massoneria. Ma, al polo opposto, la scuola cattolica controrivoluzionaria non digerì certe sue decisioni tacciate di cedimenti alla modernità, a partire dal “riavvicinamento” alla Repubblica francese. Ma Introvigne risponde appunto facendoci rileggere il “corpus leonianum” nella sua interezza.
Nessun commento:
Posta un commento