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Un nome come è ovvio spicca su tutti ed è quello di san Tommaso d’Aquino († 1274), immortale filosofo, astro del pensiero universale, fulgido esempio di santità, gloria italiana e Dottore Comune della Chiesa. Praticamente non esiste Pontefice dell’epoca moderna e contemporanea che non abbia, in un modo o in un altro, invitato i cattolici a mettersi alla scuola del Genio domenicano, si pensi solo, tra i molti altri, a Leone XIII (Aeterni Patris, 1879), Pio XI (Studiorum ducem, 1923) e Giovanni Paolo II (Fides et ratio, 1998). Anche l’ultimo Concilio, fatto unico nella storia, consiglia in due
punti importanti il suo magistero, così come pure fa il Codice di Diritto canonico. Il tomismo appare quindi, senza dubbio, come la scuola teologica e filosofica maggiormente appoggiata, sostenuta e raccomandata dalla Santa Sede, basti pensare all’approvazione delle XXIV Tesi tomiste sotto Papa san Pio X nel 1914.
Ovviamente dopo san Tommaso la sua scuola ha avuto, oltre a vari approfondimenti teoretici e nuove sintesi interpretative (si pensi al cardinal Gaetano, o ai nostri tempi a Billuart e a padre Garrigou-Lagrange), una sua storia fatta di sviluppi, arretramenti, nuove conquiste e recentissimamente anche non poche globali “riletture”. Nel corso del XX secolo infatti – sull’onda mai sopita del modernismo, cioè di quel fenomeno eversivo ma interno al mondo cattolico che era nato per adattare, in fin dei conti, la Rivelazione al pensiero del tempo (e non il contrario…) – una scuola nuova di tomisti decise di allontanarsi dai fondamenti del Maestro per cercare un dialogo, altrimenti impossibile, con Kant, Hegel, Feuerbach, Nietsche e Heidegger. Un sistema complesso e articolato come quello di san Tommaso è certamente un sistema aperto alla “novità”, ma è chiuso alla contraddizione, e dunque non permette sconfinamenti in proposte ideologiche segnate dal fideismo, dal razionalismo, dall’evoluzionismo o dal freudismo. Eppure nel corso del ’900, importanti tomisti o comunque profondi conoscitori di san Tommaso da Congar a Chenu, da Rahner a Schillebeecks, da Lonergan a von Balthasar, da Maritain a Metz, si allontanarono, a volte in nome del rinnovamento conciliare, ma solitamente già prima, dall’immensa eredità del Maestro, ora divenuto un peso per le loro ultime acquisizioni, e come tale giudicato “fissista”, “statico”, “materialista”, “dualista”, “aristotelico”, “non biblico”… Una scuola di pensiero, al contrario, fedele al cuore del tomismo e più in generale alla integra tradizione cattolica si ebbe con pensatori meno celebrati perché più antitetici al relativismo dominante: si pensi, per limitarci agli italiani, a Siri, a Ottaviani, a Fabro, a Piolanti, a Parente, a Palazzini, a Mondin, a Barzaghi, etc. etc.
A questi nomi giova aggiungere, una volta per tutte, quello del domenicano ceco Tomas Tyn, di cui è in corso la causa di canonizzazione. La sua opera, benché non enorme per la sua precoce morte all’età di 40 anni, è tutta da riscoprire, sia per la validità del suo approfondimento scientifico nella piena fedeltà a san Tommaso, sia per il pregio rarissimo della chiara individuazione degli errori serpeggianti da tempo nello stesso pensiero cattolico, come l’esistenzialismo, il fideismo, l’eclettismo e il personalismo. Da poco disponiamo di nuovo della sua opera principale, vera miniera di riflessioni filosofiche e teologiche, consigliabile a tutti i docenti e gli studenti universitari di scienze umane (cfr. Thomas Tyn, Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, Fede & cultura, 2009, pp. 1021, euro 60). Tutti i concetti filosofici di base, fondativi anche per la teologia cattolica, come le nozioni di ente, essenza, persona, relazione, analogia, genere, specie, individuo, atto e potenza, sostanza e accidenti, materia e forma, vi trovano lunghe e preziose delucidazioni. Sinteticamente l’opera del Tyn servirà a controbilanciare la terribile crisi della metafisica, che a poco a poco si è andata trasformando in odio dell’essere, preludio al già visibile e inarrestabile odio di sé (in quanto riflesso di un Creatore divino), nuova ‘essenza’ della filosofia contemporanea.
CR n.1128 del 6/2/2010
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