DI MAURIZIO SCHOEPFLIN
«I fisiologi chiamano il cervello organo del pensiero, ma la verità è che il pensiero non ha organi».
Basterebbero queste considerazioni tanto concise quanto acute e di stupefacente attualità per farci comprendere l’importanza e la profondità dell’opera da cui sono tratte e l’alta statura speculativa del loro autore. A scrivere tali parole fu il grande Antonio Rosmini, che le affidò a uno dei suoi capolavori, la Psicologia, risalente agli anni 1846-1848, di cui, recentemente, è stata pubblicata una bella antologia ottimamente introdotta e commentata da Giovanni Chimirri. Il filosofo di Rovereto si cimentò da par suo col problema dell’anima, uno dei più dibattuti e controversi dell’intera storia del pensiero occidentale, elaborando dottrine molto articolate che rendono ragione delle più importanti questioni riguardanti la psiche umana: la sua identità, il rapporto che essa intrattiene con il corpo, il destino che l’attende.
Afferma Rosmini: «Se l’anima è una sostanza diversa dal corpo, dalla morte del corpo non si può ricavare la morte dell’anima. La morte è solo la cessazione degli atti vitali e corporali, ed è dunque assurdo attribuire la morte a ciò che corpo non è. Ma lo spirito non è una sostanza uguale al corpo, e quindi non soggiace alla morte di questo: l’anima è spirito, dunque l’anima è immortale».
Erede a un tempo fedele e originale della ricchissima tradizione speculativa ellenicocristiana, il Roveretano va dritto al cuore del problema e afferma con forza la spiritualità e l’immortalità dell’anima umana: non a caso egli si giova della testimonianza di alcuni giganti del pensiero, tra i quali Platone, sant’Agostino, san Tommaso, san Gregorio Taumaturgo, sant’Atanasio e Lattanzio. In un’epoca in cui il razionalismo e il materialismo tendevano a minare alle fondamenta quello che noi oggi definiamo il personalismo cristiano, a Rosmini stava massimamente a cuore ribadire con forza l’unità, la semplicità, l’individualità e l’origine divina dell’anima dell’uomo, in una parola, la sua natura spirituale. Perseguendo questo nobile scopo, egli ci ha lasciato una lezione che è opportuno non dimenticare: una parte considerevole della filosofia contemporanea, infatti, sembra poco incline a valorizzare la persona umana e, spesso, le varie antropologie vanno addirittura nella direzione di un suo impoverimento. Tutta l’opera del Beato Antonio Rosmini, e la sua psicologia in particolare, si presentano invece come una sicura difesa dell’integralità e della grandezza dell’uomo.
Antonio Rosmini
SPIRITUALITÀ E IMMORTALITÀ DELL’ANIMA Antologia della «Psicologia»
Fede & Cultura Pagine 160. Euro 14,00
(Avvenire 23 gennaio 2010 p. 25)
«I fisiologi chiamano il cervello organo del pensiero, ma la verità è che il pensiero non ha organi».
Basterebbero queste considerazioni tanto concise quanto acute e di stupefacente attualità per farci comprendere l’importanza e la profondità dell’opera da cui sono tratte e l’alta statura speculativa del loro autore. A scrivere tali parole fu il grande Antonio Rosmini, che le affidò a uno dei suoi capolavori, la Psicologia, risalente agli anni 1846-1848, di cui, recentemente, è stata pubblicata una bella antologia ottimamente introdotta e commentata da Giovanni Chimirri. Il filosofo di Rovereto si cimentò da par suo col problema dell’anima, uno dei più dibattuti e controversi dell’intera storia del pensiero occidentale, elaborando dottrine molto articolate che rendono ragione delle più importanti questioni riguardanti la psiche umana: la sua identità, il rapporto che essa intrattiene con il corpo, il destino che l’attende.
Afferma Rosmini: «Se l’anima è una sostanza diversa dal corpo, dalla morte del corpo non si può ricavare la morte dell’anima. La morte è solo la cessazione degli atti vitali e corporali, ed è dunque assurdo attribuire la morte a ciò che corpo non è. Ma lo spirito non è una sostanza uguale al corpo, e quindi non soggiace alla morte di questo: l’anima è spirito, dunque l’anima è immortale».
Erede a un tempo fedele e originale della ricchissima tradizione speculativa ellenicocristiana, il Roveretano va dritto al cuore del problema e afferma con forza la spiritualità e l’immortalità dell’anima umana: non a caso egli si giova della testimonianza di alcuni giganti del pensiero, tra i quali Platone, sant’Agostino, san Tommaso, san Gregorio Taumaturgo, sant’Atanasio e Lattanzio. In un’epoca in cui il razionalismo e il materialismo tendevano a minare alle fondamenta quello che noi oggi definiamo il personalismo cristiano, a Rosmini stava massimamente a cuore ribadire con forza l’unità, la semplicità, l’individualità e l’origine divina dell’anima dell’uomo, in una parola, la sua natura spirituale. Perseguendo questo nobile scopo, egli ci ha lasciato una lezione che è opportuno non dimenticare: una parte considerevole della filosofia contemporanea, infatti, sembra poco incline a valorizzare la persona umana e, spesso, le varie antropologie vanno addirittura nella direzione di un suo impoverimento. Tutta l’opera del Beato Antonio Rosmini, e la sua psicologia in particolare, si presentano invece come una sicura difesa dell’integralità e della grandezza dell’uomo.
Antonio Rosmini
SPIRITUALITÀ E IMMORTALITÀ DELL’ANIMA Antologia della «Psicologia»
Fede & Cultura Pagine 160. Euro 14,00
(Avvenire 23 gennaio 2010 p. 25)
1 commento:
Purtroppo lo capiamo solo noi credenti… (che abbiamo una marcia in più…). Vai a farlo capire a chi sostiene sbagliate le premesse! Cioè a chi (come ad esempio Veronesi) cerca di dimostrare che l’anima fa parte del corpo… Non so come facciano, ma lo pensano…
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