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di Maurizio Schoepflin
Il primo scopo che si è prefisso Stefano Fontana nello scrivere il volumetto Filosofia per tutti (Fede & Cultura, pp. 160, euro 15) è quello di dimostrare che «la filosofia, in fondo, è semplice» e che dunque è possibile provare a tracciarne la storia servendosi soltanto di 200.000 caratteri, precisamente quelli che, come fa sapere l’autore stesso, gli ha concesso l’editore per portare a termine l’impresa di scrivere Una breve storia del pensiero da Socrate a Ratzinger (questo il sottotitolo del libro). Va subito detto che Fontana è riuscito nel suo intento e offre la possibilità di avvicinarsi al millenario cammino del pensiero anche al lettore che non possiede una
preparazione specifica. Bisogna altresì ricordare che l’autore ha opportunamente evitato di affrontare alcune pagine della storia della filosofia che presentano particolari difficoltà di decifrazione. Questa scelta è stata operata nella convinzione che la maggioranza di tali pagine appartenga alla «patologia» piuttosto che alla «fisiologia» del pensiero: Fontana è infatti sicuro che le acquisizioni filosofiche fondamentali, per quanto a volte espresse con un linguaggio specialistico, siano molto vicine a quelle tipiche dell’uomo di buon senso. A giudizio dell’autore, le principali verità della filosofia «corrispondono alle verità spontanee e naturali proprie di tutti gli uomini». Tale corrispondenza si rende particolarmente evidente nel caso del pensiero di San Tommaso: le verità in esso contenute, «tolti i tecnicismi, sono le stesse verità che un bambino ... conosce con sicurezza». Riprendendo alcune riflessioni di Joseph Ratzinger, Fontana afferma: «La verità è semplice e umile, non si nega a nessuno, si mostra a tutti e non è difficile raggiungerla se riusciamo a non fasciarci la testa con tante complicazioni di nostra invenzione». Fedele a questa impostazione, l’autore prende per mano il lettore e lo accompagna dall’antichità ai giorni nostri, senza nascondere le sue avversioni (filosofiche si intende!), che non sono poche, e i suoi fondamentali riferimenti positivi, tra i quali spicca proprio il tomismo, che egli guarda con profonda ammirazione, considerandolo il metro con cui misurare tutte le altre filosofie, alle quali viene spesso riservata una valutazione critica o negativa. Fontana, infatti, non teme di far risaltare i tanti sbagli che, a suo giudizio, i filosofi hanno commesso nel corso dei secoli, convinto che «un piccolo errore all’inizio è grande nella conclusione».
preparazione specifica. Bisogna altresì ricordare che l’autore ha opportunamente evitato di affrontare alcune pagine della storia della filosofia che presentano particolari difficoltà di decifrazione. Questa scelta è stata operata nella convinzione che la maggioranza di tali pagine appartenga alla «patologia» piuttosto che alla «fisiologia» del pensiero: Fontana è infatti sicuro che le acquisizioni filosofiche fondamentali, per quanto a volte espresse con un linguaggio specialistico, siano molto vicine a quelle tipiche dell’uomo di buon senso. A giudizio dell’autore, le principali verità della filosofia «corrispondono alle verità spontanee e naturali proprie di tutti gli uomini». Tale corrispondenza si rende particolarmente evidente nel caso del pensiero di San Tommaso: le verità in esso contenute, «tolti i tecnicismi, sono le stesse verità che un bambino ... conosce con sicurezza». Riprendendo alcune riflessioni di Joseph Ratzinger, Fontana afferma: «La verità è semplice e umile, non si nega a nessuno, si mostra a tutti e non è difficile raggiungerla se riusciamo a non fasciarci la testa con tante complicazioni di nostra invenzione». Fedele a questa impostazione, l’autore prende per mano il lettore e lo accompagna dall’antichità ai giorni nostri, senza nascondere le sue avversioni (filosofiche si intende!), che non sono poche, e i suoi fondamentali riferimenti positivi, tra i quali spicca proprio il tomismo, che egli guarda con profonda ammirazione, considerandolo il metro con cui misurare tutte le altre filosofie, alle quali viene spesso riservata una valutazione critica o negativa. Fontana, infatti, non teme di far risaltare i tanti sbagli che, a suo giudizio, i filosofi hanno commesso nel corso dei secoli, convinto che «un piccolo errore all’inizio è grande nella conclusione».
Toscana Oggi, 26 marzo 2017 p. 22
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